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lunedì 25 aprile 2011

TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA, UNA MAESTRA RACCONTA

Gli insegnanti vivono in generale la peggiore delle dittature: quella di non disporre di mezzi e risorse per svolgere al meglio il loro delicatissimo mestiere. Prigionieri di un sistema che non consente loro alcuna libertà d'azione, reagiscono, si ingegnano, si sforzano di offrire il meglio ai nostri bambini. Un anniversario come quello di oggi ci sembra la data più opportuna per riflettere su questo argomento: riusciremo mai a liberarci del problema dei tagli alla scuola pubblica?

Ecco cosa ci racconta in merito Sara, una maestra che ha voluto regalarci una sua testimonianza:

Salve a tutti!

Sono la mamma di due meravigliose bambine di sei e quattro anni. Sannita doc, vivo e insegno nella scuola primaria a Roma da undici anni poiché non ho avuto la possibilità di inserirmi in ambito lavorativo nel mio paese. Dopo tanti anni di gavetta, mi ritrovo ancora ad essere una precaria! Ho solo trentasei anni ma per i sacrifici che ho fatto a volte me ne sento cinquanta… Mi rendo conto che esistono situazioni ben peggiori della mia, però vorrei sfatare la leggenda secondo la quale "fare la maestra"sarebbe un privilegio in termini di orario e ferie. Forse trent’anni fa era così, ma oggi le cose sono decisamente cambiate.

Mi sono fatta le ossa lavorando in diverse zone della capitale, ho gestito bambini con problematiche di ogni genere, ho vissuto realtà dure e contesti familiari assai difficili. Quest'anno lavoro in una piccola scuola dove mi sono state assegnati l’insegnamento dell’inglese, il compito di sostenere i piccoli in difficoltà e le discipline laboratoriali dove ogni alunno dovrebbe vivere in un ambiente “aperto” esperienze gratificanti, maturare la consapevolezza di se, stimolare e sviluppare la creatività, le emozioni ed i sentimenti. Ma organizzare al meglio le cose non è semplice, visto che non dispongo di strumenti, materiali e strutture adeguate.

Evito di addentrarmi nel capitolo degli edifici scolastici non a norma perché mi perderei in una disquisizione senza fine, ma evidenzio un unico dato: le aule sono così piccole che i bambini hanno persino difficoltà negli spostamenti, con buona pace della legge 626.
E’ ormai arcinoto che la scuola pubblica non viva una stagione facile. Il presente, già complicato, sembra dover cedere il passo ad un futuro ancor più opaco. L’aspetto più grave della faccenda è che viviamo il tutto nella quasi totale indifferenza.

Il bene educativo, ritenuto a buon diritto da tutta la comunità internazionale l'investimento strategico essenziale per il futuro di ogni Paese, in Italia è considerato una "spesa eccessiva"da dover assottigliare ogni anno. La ministra Gelmini parla di qualità della scuola...Sinceramente non trovo la forza di commentare il suo operato, o meglio, evito di farlo perché rischierei di trascendere.

La scuola è vista come un'azienda che produce. I dirigenti scolastici, da bravi manager,devono far quadrare il bilancio. Il bambino affetto da qualche problematica costa e il “manager” deve contenere le spese. Non sono previsti insegnanti di sostegno per i bambini con disturbi del linguaggio o affetti da lieve ritardo, ma solo per le gravi patologie.

Anche il supplente costa, quindi spesso mi ritrovo a dover gestire bambini di diverse classi che si aggiungono ai miei piccoli. Non è semplice, visto che nella mia classe ci sono tre bambini che necessitano di particolare attenzione. Per non parlare poi del momento dell'uscita! Ma chi conosce i genitori dei bambini di altre classi? O peggio ancora, chi ne è responsabile?

Nonostante le difficoltà cerco sempre di assicurare ai miei alunni un anno scolastico ricco di esperienze dense e significative, capaci di sostenere ed arricchire la loro crescita. Leggo nei loro occhi che il mio lavoro un senso ce l’ha, che i miei sforzi non sono vani, che apprendono, imparano, crescono. La maggior parte della classe apprende con facilità, ma gli altri? Vivo la frustrazione per non riuscire a fare abbastanza per gli alunni che, pur essendo intelligentissimi, al termine dell’anno scolastico non riescono ancora a leggere. La loro difficoltà ha un nome: dislessia. Io mi impegno, seguo dei corsi specifici per poterli assistere al meglio, rubando spazio alla mia vita di donna, alle mie figlie. Ma non è abbastanza…

Karl Popper diceva:" Non ci sono discipline ma solo problemi e l'esigenza di risolverli”. Siccome io lavoro con "materia umana" non posso accettare la situazione attuale che prevede ulteriori tagli nella scuola che non "PRODUCE" ma "FORMA" l'individuo.
Le difficoltà non mi hanno mai scoraggiata e anche quest'anno mi sono reinventata come maestra. I miei bambini non potranno avere il massimo, ma neanche il minimo. Sono tendenzialmente fiduciosa in un cambiamento positivo, o forse sostanzialmente ottimista. Ma nei momenti particolarmente complicati mi domando, sia come mamma che come insegnante, riusciremo mai ad organizzare un'unità di intenti necessaria per non privare i nostri figli delle opportunità di crescita e sviluppo a cui hanno diritto?

La risposta non è semplice, ed è sempre doloroso per una maestra non avere risposte.

Un bacio a tutti i genitori, e ovviamente ai bambini.
Con affetto, Sara.

mercoledì 20 aprile 2011

IL MESTIERE DEI NONNI

Il mestiere di nonno è, a volte, impegnativo e faticoso ma allo stesso tempo coinvolgente e appagante. L’amore tra nonni e nipoti non ha cantori celebri, è un dato di fatto, anche se i poeti rarissimamente hanno trovato parole da spendere in merito…
Pensate agli innumerevoli versi che hanno cantato l’amore tra un uomo e una donna; ai poeti e ai pittori che hanno immortalato, in versi e su tela, l’amore tra madri e figli, un po’ meno quello tra fratelli, quasi misconosciuto, come per i nonni o per i padri.

Essere nonni al giorno di oggi è uno status sempre in evoluzione e sempre più diversificato, sempre più spesso una scelta. Per lo più i casi della vita permettono, a volte però obbligano a scegliere ‘come’ si desideri o si possa essere nonni. I nonni di oggi, poi, non sono i ‘vecchi matusa’ di un tempo: vivaci e pieni di vita, con i loro nipoti ridono e scherzano regalando allegria. Sorridono sempre quando vedono i loro tesori e li intrattengono con storie di vita avventurose ed emozionanti. Bassi od alti, magri o grassi, diversi tra loro, hanno in comune l’amore per i bimbi.

Ben oltre il divertimento ed il piacere del giocare insieme e delle cure, allo stesso tempo tenere ed affettuose, non prive però di un certo rigore, il rapporto tra nonni e nipoti può arrivare ad una effettiva condivisione di ‘vita’. Mi spiego meglio: quando non ci si limita a svolgere mere funzioni di babysitteraggio, ma, trattando il piccolo come un uguale, salendo al suo stesso livello, si comunicano valori, saperi del passato non trascurando progresso e contemporaneità.

Oggi, purtroppo e sempre più spesso, i rapporti sono ostacolati dalla distanza fisica del vivere un città o, addirittura, in stati diversi. Ognuno ha la propria vita negli spazi e nel tempo che si è scelto e non sempre si può, o si vuole, modificare la situazione.

Si tratta solo di viverla al meglio. Come si dice oggi, a valere non è la quantità del tempo che si trascorre insieme, ma la sua qualità.

Nonna Lì

lunedì 18 aprile 2011

BIMBI IN TV: FARESTE FARE UN PROVINO AI VOSTRI BAMBINI? E SE NO, PERCHE?

Ricordate la memorabile interpretazione dell’immensa Anna Magnani in “Bellissima”, il celeberrimo film di Luchino Visconti? Questa è la trama: un regista annuncia che vuole ingaggiare un'attrice bambina "bellissima"; una moltitudine di mamme romane si riversa su Cinecittà proponendo la magnificenza delle proprie piccine. Tra di loro, Maddalena Cecconi, madre determinatissima di Maria che farebbe di tutto pur di inserire sua figlia nel mondo dello spettacolo. Mentre si perde in un caos di uffici e contatti più o meno attendibili per ottenere la parte, si imbatte in Alberto Annovazzi (Walter Chiari), il quale le fa credere di essere l'aiutante del regista e di poterla aiutare a far passare la bimba al concorso dietro compenso.

La piccola ottiene il provino, ma quando Maddalena prende visione del video, si accorge dolorosamente di avere una figlia impacciata e piangente che viene derisa dal regista e dal cast. Maria conquista comunque la parte e un fruttuoso contratto ma la madre, ormai disincantata, si inviperisce , si infiamma di sdegno e, dopo aver fatto una violenta scenata, trascina via la piccola dal set.

Il film è datato 1951, ma le tematiche affrontate sono ancora attualissime. Lo scorso 23 Febbraio Le Iene Show ha dedicato un servizio all’argomento: un finto casting per un fantomatico reality in stile Grande Fratello riservato a bambini dai 4 agli 11 anni. Il risultato è stato inquietante: alcuni genitori si sono dimostrati disposti a tutto pur di trasformare i loro figli in baby vip.

Le condizioni indispensabili indicate erano queste: niente scuola per 6 settimane, gossip a volontà e telecamere 24 ore su 24. Soltanto pochi genitori si sono dimostrati disgustati alla proposta, altri hanno acconsentito a torturare i loro figli con lampade, piercing tatuaggi, extension, dimostrandosi addirittura favorevoli a farli ingrassare e/o dimagrire e a nutrirli esclusivamente con bevande energizzanti e merendine degli sponsor.

Fermo restando che l’episodio appena segnalato è un caso limite che scavalla prepotentemente qualsiasi logica di amore filiale e sconfina evidentemente nella follia allo stato puro, vi proponiamo un quesito: qualora doveste incappare in un casting gestito da seri professionisti il cui oggetto fosse una semplice comparsata del vostro cucciolo in una famosa fiction, oppure qualche istante di apparizione in una pubblicità destinata al mondo bambinesco, rifiutereste oppure no? E se sì, avete voglia di spiegarci i motivi del vostro dissenso?

venerdì 15 aprile 2011

VINCI UN POMERIGGIO IN PISCINA ...

Si è concluso il termine per partecipare al concorso Vinci un pomeriggio in piscina!

La nostra redazione è stata invasa da un’onda anomala: centinaia di foto di cuccioli vestiti solo del fantastico costumino pannolino Huggies Littleswimmers. Le pose sono spettacolari: a gattoni, sottosopra, con la lingua di fuori, mentre tentano di affogare la sorellina, fissano con aria perplessa i rotolini della pancetta o baciano appassionatamente il fidanzatino/a di turno.

Belli? Di più, s-t-r-e-p-i-t-o-s-i !

Ora tocca a te eleggere Miss/Mister Huggies Littleswimmers: i cinque sirenetti protagonisti delle foto più votate vinceranno una speciale lezione di nuoto neonatale. Coccolato dalle attenzioni dello staff di Freds Swim Academy, ciascun vincitore potrà scegliere cinque amichetti del cuore con i quali sguazzare in assoluta libertà e sicurezza!

Armati di mouse e vota la tua foto preferita su www.zero6.eu ! Le foto saranno on line a partire da oggi pomeriggio fino al 25 Aprile 2011.

martedì 12 aprile 2011

FEDERICO OLIVO: I PAPA'BABY SITTER DEI LORO FIGLI? Naaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Federico Olivo è l’ideatore del sito http://www.paternitaoggi.it/. Lo abbiamo intervistato per comprendere i motivi che lo hanno spinto a raccontarsi sul web, prerogativa finora quasi a totale appannaggio delle mamme, e lui ci ha risposto così:


Era un pomeriggio buio e tempestoso e me ne andavo da solo a spasso con mio figlio che dormiva sereno nella sua culla. Nessuno con cui chiacchierare, nessun invito a casa per prendere un caffè. Nessuno in vista, solo mamme. A quel punto ho provato pura invidia per mia moglie e il suo status di mamma, amica di qualsiasi altra mamma che incontrava nel suo cammino. Io ero solamente un papà.
Quando parlo di paternità la prima cosa che pensa chi mi sta di fronte è che sono un padre separato. Subito dopo faccio notare come la paternità inizi a manifestarsi prima delle separazioni e continui anche nel caso in cui la separazione non avvenga. E' questo è chiaro a tutti e tutti concordano. Allora perché si sente parlare di paternità solo nelle aule dei Tribunali?
Me lo hanno spiegato i sociologi e gli psicologi: questa è una società senza padri, dove gli uomini in generale hanno smesso di incarnare la figura autoritaria ma anche autorevole di una volta, con tutte le conseguenze del caso. Si, ma allora? Ora che lo abbiamo capito, dobbiamo rimanere spettatori capaci di intendere ma incapaci di volere?
Ho iniziato a creare un sito web che raccogliesse le briciole della paternità, per mio divertimento e mio passatempo. Dopo un anno mi è parso di colpo evidente che non poteva rimanere solo un mio discorso personale e insieme ad altri amici, papà e mamme, abbiamo deciso di costituire l'Associazione Paternità Oggi.
L’intento è quello di coniugare la parte autorevole della paternità con gli aspetti considerati più femminili che i papà di oggi hanno imparato a conoscere: le emozioni, l' accudimento amorevole, il dialogo con i propri figli. Ci impegniamo anche per recuperare i valori positivi di una volta, quelli dei nostri nonni: le regole e il rispetto per gli altri che deriva dalla dignità per se stessi.


E’ vero che incontri spesso dei papà che dichiarano di fare “i baby sitter “ dei propri figli?


Si, anche se la maggior parte ovviamente lo dice per scherzo (spero). Ma se capisco che non è una battuta di spirito, provo pena nei confronti di un padre che si considera solo un estraneo capitato lì per caso e che ha totalmente abdicato al suo compito di genitore e di educatore.
Dopo questo iniziale senso di tristezza, però, inizio a fare due conti: se c'è un papà che ha deposto i suoi doveri/poteri, c'è una mamma che ha di fronte una missione impossibile, che presumo gestisca tutta la logistica della casa e sicuramente ha problemi a conciliare il tutto con il suo lavoro, quello pagato.
Mi sembra che ci sia un problema di coppia, prima che di paternità. Può darsi anche che questo sia il loro equilibrio come genitori, non è affar mio, ma in genere in questo tipo di coppie ci sono delle tensioni più o meno manifeste e un bambino le avverte tutte, soprattutto quelle nascoste. E quel bambino sarà un cittadino di domani, forse anche un papà o una mamma.


Qual è stato il commento a uno dei post pubblicati su Paternità Oggi che ti ha lasciato particolarmente perplesso?

Ora non ricordo le esatte parole, ma il senso era quello di lamentarsi con il "femminismo" da parte di un papà e quello di prendersela contro gli abusi del "maschilismo" da parte di una mamma. Un tale atteggiamento denuncia un bisogno di rimanere attaccati a degli stereotipi piuttosto che comprendere le ragioni dell'altro, un modo per non affrontare la fatica di mettersi in discussione.
Sapere che c'è ancora il bisogno di tirare fuori il femminismo e il maschilismo, mi da molto da pensare e sicuramente è un fatto di cui dobbiamo tenere conto. Ne approfitto per chiarire ancora che Paternità Oggi non ha in alcun modo l'intenzione di recuperare privilegi di cui noi uomini abbiamo goduto negli ultimi millenni. Le femministe possono iniziare a rilassarsi e i maschilisti la smettano d'illudersi.

Quale, invece, è stata la risposta che ti ha regalato un’iniezione di fiducia, un commento che ti ha dato conferma che il tuo sito ha un suo perché?

Mi ha piacevolmente sorpreso l'attenzione e l'accoglienza rivolta ad un progetto come Paternità Oggi da parte delle donne e soprattutto delle mamme. Avevo il timore che la comunità delle mamme, così presente ed autorevole, fosse chiusa in se stessa, invece la responsabilità di tale apparente chiusura è di noi uomini/papà che ancora abbiamo qualche difficoltà a raccontarci e a parlare.
Dipende sicuramente dal fatto che per noi certe cose sono scontate e non c'è bisogno di parlarne. Invece ora sono convinto che sia fondamentale iniziare a discutere del nostro approccio maschile su come educare i figli, proprio con le mamme, e creare la nostra comunità di papà.
Ma la cosa che più mi ha colpito e che mi da veramente quella carica in più, è che le nonne o addirittura le bisnonne di oggi, cioè le mamme di una volta, quelle che hanno vissuto la paternità anche nei suoi lati peggiori, sono state invece quelle che più hanno compreso l'importanza di ricominciare a parlare dei valori positivi della paternità. Qualcuna me l'ha anche spiegato attraverso i racconti del suo vissuto. Dobbiamo recuperare qualcosa da quei papà di una volta. Ora le nonne sono le mie migliori "alleate"!

Definisci con tre aggettivi tuo figlio Vittorio:


Irriverente, attento, chiacchierone.

Raccontaci la tua esperienza in sala parto fianco a fianco con tua moglie. Ti sei sentito impotente? Hai avuto voglia di scappare, di vomitare, lei ti ha preso a parolacce oppure è stata tutto sommato un momento irripetibile e intenso?

E’ stata un’esperienza primordiale. Vedere tua moglie urlare, piangere, ridere, sudare e sanguinare ti rimette in contatto con il mondo.
Da quel giorno ho apprezzato ancora di più mia moglie, e siccome non sono stato solo uno spettatore ma ho partecipato attivamente, nel mio piccolo, posso affermare di aver partorito un po’ pure io. In fondo è facile. Quando la tua compagna urla cerchi di calmarla, quando suda cerchi di rinfrescarla, quando ride allora ridi pure tu, quando sanguina ti sforzi di capire che non sta male e non cerchi di trasferirla dalla sala parto al pronto soccorso.
Da uomo posso affermare che è facile partorire. Ho conosciuto molti uomini che hanno preferito rimanersene in disparte. E’ una scelta rispettabilissima per molti motivi, ma sapere e vedere cosa ha patito tua moglie per mettere al mondo i tuoi figli (sia in caso di parto naturale che cesareo) e vedere dal vivo il responsabile delle tue prossime notti insonni, è un’esperienza che deve essere vissuta. Diversamente ci sono addirittura correnti di pensiero che professano l’allontanamento di qualsiasi uomo dalla sala parto, papà compresi: in quei casi mi limito ad aprire la finestra per far uscire meglio questa sciocchezza.


In poche righe: lancia un messaggio ai papà o, se preferisci, ai genitori:

Negli ultimi decenni abbiamo gettato via il vecchio modello di paternità, quello duro ed autoritario, ma contestualmente dovremmo recuperare quella figura di padre che costituisce un punto di riferimento da cui prendere esempio per crescere. Lo vogliamo fare insieme trovando un nuovo equilibrio, papà e mamme?

Ci uniamo decisamente al messaggio di Federico e di tutti i papà che, come lui, si impegnano per costruire un nuovo concetto di genitorialità: rimanere relegati nei ruoli che da sempre ci vengono imposti dalle convenzioni sociali non ci aiuta a crescere, e soprattutto non aiuta i nostri figli. Venirsi incontro sfruttando la nuova consapevolezza che una famiglia si costruisce unendo le energie di entrambi i genitori, invece, aiuta tutti a diventare più grandi.

Chi l’ha detto che un papà non può lavare i piatti e che una mamma non può giocare a calcio con il proprio figlio, se ne ha voglia? Confusione di ruoli? No, assolutamente. Collaborazione, si tratta semplicemente di collaborazione, con buona pace di tutti i benpensanti convinti che esistano ancora “papà” e “mamme” e non semplicemente “genitori”.

lunedì 11 aprile 2011

SCONTI PER TUTTA LA FAMIGLIA CON VIVIPARCHI!!!

Quante volte vi è capitato di individuare un parco giochi con mille attrattive dove andare con tutte la famiglia ma poi, nel dare un’occhiata al costo del biglietto d’ingresso, siete stati frenati dalla spesa non indifferente? Diverse volte, vero?

E se vi dicessimo che c’è chi ha pensato a rendere più fruibile l’accesso ai parchi divertimento (ma non solo) sia in termini di accoglienza alle famiglie che in termini squisitamente economici?

Alla costante ricerca di qualche cosa di utile per ovviare a questo inconveniente, ci siamo imbattuti in due realtà che propongono agevolazioni per l’ingresso ai parchi. Le abbiamo studiate, comprate, soppesate, confrontate e spietatamente vivisezionate per voi e… rullo di tamburi… the winner is: Viviparchi, perché offre agevolazioni imbattibili!

Il progetto Viviparchi, inizialmente circoscritto ai territori del Lago di Garda, nasce circa dieci anni fa da un’idea di Saverio Frapporti Fontana. Si è poi esteso a tutto il territorio nazionale, con la creazione di un circuito costituito da oltre 250 strutture fra parchi tematici (divertimento, botanici, acquatici, naturalistici...), siti UNESCO (dichiarati patrimonio mondiale dell'umanità), castelli, agriturismo, impianti di risalita, hotel, musei, corsi di musica e di teatro, foresterie e cascine che rappresentano numerosi itinerari turistici per un giorno, un week end o una vacanza dedicato a tutti, in particolar modo alle famiglie.

Abbiamo contattato Maria Tonolli, responsabile della realizzazione dei vari progetti, ci ha spiegato che il loro intento è quello di offrire una proposta differenziata in grado di soddisfare tutti i palati; nel loro circuito esistono strutture dedicate al puro divertimento, ma anche realtà che offrono percorsi formativi per i bambini, con progetti didattici e spazi ad hoc per i più piccoli.

La loro mission principale è quella di far trascorrere del tempo di qualità a tutta la famiglia, tenere uniti i loro componenti e soprattutto offrire sconti sostanziosi in grado di incentivare le uscite familiari. Questi obiettivi vi ricordano forse qualcosa? Certamente! Rendere il mondo più family friendly è esattamente lo stesso progetto di Zero6 Bambini al Potere!

Viviparchi e Zero6 Bambini al Potere si sono perdutamente innamorati; la voglia comune di realizzare servizi e agevolazioni per le famiglie, di cambiare nel nostro piccolo il mondo, ha acceso una passione reciproca che niente e nessuno riuscirà ad estinguere. Unendo le nostre sinergie, stiamo realizzando una collaborazione che concretizzerà nel 2012. L'impegno di Viviparchi è rappresentato nel riconoscere l'ingresso omaggio (per tutto il periodo stagionale di apertura) dei figli fino ad un massimo di due a famiglia, a condizione che ogni figlio sia accompagnato da un genitore pagante (tariffa intera). Dove non è stato possibile ottenere questa agevolazione, hanno cercato di individuare uno sconto significativo per i figli (di età non superiore ai 13 anni) o per tutto il nucleo familiare.

Insomma: noi ci siamo innamorati di questo progetto, ma non siamo gelosi. Siamo certi che ve ne innamorerete all’istante anche voi! Cosa aspettate ad approfittare di questa imperdibile offerta? Se volete saperne di più visitate il sito http://www.viviparchi.eu/ e se volete la card, la trovate in libreria, ipermercati, autogrill d’ Italia e naturalmente sul sito …

mercoledì 6 aprile 2011

AI MIEI TEMPI


Non importa se migliori o peggiori, sono memorie lontane abbellite dal trascorrere del tempo, o rese ancora più tristi e squallide. Ma cosa significa: “Ai miei tempi?” Quello che si vive al momento o che si vivrà in futuro non è comunque il nostro tempo? Forse è un tempo rubato, di altri, non vissuto? Non capisco…


Il mio tempo è l’arco della mia vita: bambina, teen ager, giovane donna ora anziana, poi vecchia signora. Sono le età della vita da vivere appieno ora per ora. Non è vero che solo i bimbi e i giovani hanno un futuro. Hanno solo un futuro più lungo. Non ho mai nascosto la mia età e ne sono orgogliosa; ho sempre trovato ridicole le persone che lo fanno. Gli anni ci sono, niente e nessuno ce li può togliere. Perché privarci dei festeggiamenti e dei regali? Perché non vivere serenamente e completamente l’ora?


Carpe diem, dicevano i latini, e l’attimo da cogliere si presenta a qualsiasi età. Prima mio marito, poi mia figlia, quindi mio genero ed ora il mio nipotino. Non mi hanno annullato, mi hanno accresciuta. Con mio nipote vivo momenti bellissimi e so che lui li vive con me quando giochiamo, ridiamo, parliamo, leggiamo e cantiamo insieme in allegria e serenità. Glielo leggo negli occhi splendenti. Il mio Angelo, dopo aver trascorso per la prima volta due intere giornate con me, da soli, senza mamma e papà, se ne è uscito con questa frase: “Sai papà, io sto proprio bene con nonna”. Questo lo sapevo già, ma a sentirlo il cuore si è fermato!


Nonna Lì

martedì 5 aprile 2011

ANTONELLO E L'ESORCISTA PER BIMBI NOTTAMBULI



Siore e siori, oggi vi presentiamo un altro dei papà che fanno parte del nostro staff. Ecco cosa ci racconta di lui: “Ok dunque vediamo l’importante è rompere il ghiaccio, come disse quell’agricoltore siberiano.... Ciao! Mi chiamo Antonello Francavilla, ho ormai 42 anni e da grande spero di farne 43, ma guardandomi capireste che ho un’età apparente che va dai 14 ai 55 anni. Sono papà di un ragazzone di ormai 15 anni nato da un precedente matrimonio, e ultimamente di un pargolo di quasi 7 mesi, l’urlatore del condominio: un incrocio tra Godzilla e uno pterodattilo che per gli amici porta il nome di Alex. Lavoro nel campo dell’informatica e come hobby canto nei locali e ho alle spalle un passato da imitatore-cabarettista. Forse è questa la causa delle mie crisi d’identità…..

Come papà di Alex posso dirvi che all’età di 42 anni sono consapevole della mia maturità acquisita, o almeno credo, forse più stanchevole ma comunque consapevole. Quindi ora prendo le cose con più razionalità e calma. Per esempio, da sei mesi ho assunto un esorcista per bimbi nottambuli… Riesco a cambiare un pannolino senza per forza tapparmi il naso o vomitare, so inventare giochi assurdi e rumori mai visti né sentiti prima, neanche lontanamente mai pensati neanche da un genio degli effetti speciali del calibro di Spielberg…

Non vedo l’ora la sera di rientrare dal lavoro per abbracciarlo e nessuno me ne voglia se non aspetto che si svegli per prenderlo. Non ce la faccio. E se non mi si incazza lui che dormiva, non accetto che lo faccia nessuno. Lui mi ricambia con un sorrisone, è quello ciò che più desidero. Alex è un bimbo solare con tutti ma con crisi a tratti da incubo, vuole attenzioni 24h su 24h . Avesse almeno il self service, saremmo felici.

Di altro potrei per ora solo aggiungere una foto di noi due farabutti e sfido chiunque a dire che non mi somiglia. In seguito ci sentiremo spesso sul blog. Nel frattempo, sappiate che già vi stimo tutti. E che ve lo dico a fa’….”

E adesso qualche domanda al papà di Godzilla:

1) A quanto ho capito Alex non è esattamente la creaturina più pacifica del Pianeta. Suppongo non dorma granché, di notte. Come affronti questo problema, esorcista per bambini nottambuli a prescindere?

Beh…Più che affrontarlo io, lo affronta la mia compagna. Io mi limito a brevettare tappi per le orecchie. Seriamente: non riesco a far molto perché lui cerca il latte in continuazione e se non arriva fa’: “Muuuuu!”. Lei con moooolta calma lo allatta; io al massimo le faccio compagnia con un occhio chiuso e l’altro aperto. A volte mi alzo per cambiargli il pannolino, visto che di dormire non se ne parla, e al mattino faccio gli straordinari al lavoro arrivando un’ora prima. E tutti in coro: “A volte ritornano!”

2) Veramente riesci a cambiare un pannolino senza vomitare, oppure questa dichiarazione è una subdola strategia per accaparrarti le simpatie dei lettori?

No, no, davvero: niente più conati, niente più tapparsi il naso. Ormai il naso è tutt’uno con l’odore pannolitico, però magari respiro con la bocca. Mi fa impazzire quando si libera del costrittore e comincia a zampettare modello tarantolato. Pronti, viiiiia! Si parte! Mano sotto al pancino, sotto il lavandino, acqua e sapone e il gioco è fatto. Salvo sporadiche pipì a fontanella fuori dal selciato, ovviamente.

3) Qual è il rapporto fra il tuo ragazzone quindicenne e il cucciolo di Godzilla?

Purtroppo questa è la nota dolente: il ragazzone vive con sua mamma a 60 km da me, non ha mai voluto vedere l’esorciccio, vuoi l’età vuoi la rabbia, vuoi il rancore. Ad oggi io non insisto, ma so che muore dalla curiosità; lo noto nelle parole, negli sguardi. Gli do tempo, tutto quello che vuole, per capire. Mi spiace che si stia perdendo forse il meglio della crescita di suo fratello, però lo lascio riflettere e rispetto il suo pensare. Nel frattempo non gli tolgo spazio e trovo il modo di starci assieme il più possibile.

4) Raccontaci un paio di aneddoti sui tuoi figli che ti hanno commosso fino alle lacrime.

Sicuramente la nascita del mio primo figlio. Non ho assistito al parto e quando è nato l’ostetrica me lo ha piazzato in braccio e lo ha spacciato per una femminuccia. Non ho voluto sapere il sesso fino alla nascita, ma sapevo che era maschio (orgoglio di papà). Però quando ho avuto la conferma sono scoppiato a piangere di gioia e sono contento di averlo fatto. Con Alex invece mi sono commosso la settimana scorsa quando, per la prima volta, tornando dal lavoro mi ha abbracciato e ha appoggiato la bocca sulla guancia. Non so se lo ha fatto per istinto, ma per me era un bacio...

5) E per chiudere in bellezza, prendi un respiro profondo, concentrati e facci un rumore che farebbe impallidire persino Spielberg. Dal padre di un semi pterodattilo ci aspettiamo questo ed altro.

Devo? Ma siete sicuri? Così rischio un’intervista doppia alle iene con Alex J… Facciamo che per questa volta vi risparmio…

lunedì 4 aprile 2011

BIMBI 2.0

Provate a chiedere a un bambino di cinque anni cosa sia un cookie. Dieci ad uno che saprà rispondervi, magari senza addentrarsi in particolari squisitamente tecnici, ma sicuramente non replicherà che “cookie” significa “biscotto” in inglese.

Alla loro età noi sapevamo a malapena cosa fosse un computer; oggi i nostri cuccioli utilizzano il pc già in prima elementare. Ciò è ovviamente sintomatico di un progresso che richiede anche a bambini piccolissimi di approcciarsi a strumenti tecnologici che a volte risultano ostici persino agli adulti. Ma i bambini rispondono a tali sollecitazioni in modo fin troppo soprendente…

Secondo uno studio condotto dalla Avg, un’azienda con sede nella Repubblica ceca che produce software antivirus, le abilità dei bambini in campo informatico sono strabilianti. E’ stato preso in esame un campione di 2.200 bambini di età compresa dai 2 ai 5 anni, tutti residenti nei Paesi europei più sviluppati. Alle loro mamme è stato chiesto di rispondere ad alcune domande, e il frutto della ricerca offre dati percentuali piuttosto emblematici:

Risulterebbe infatti che: Il 58% Sa giocare ai videogame Il 69% Sa usare il mouse Il 63% Sa accendere e spegnere un pc Il 28% Sa fare una chiamata con il telefonino Il 25% Sa lanciare un programma di navigazione web e accedere a Internet Il 19% Riesce a giocare con un'applicazione touch (tablet e smartphone) A fronte di questi dati strabilianti, però , soltanto: Il 52% Sa andare in bicicletta, Il 37% Conosce a memoria il proprio indirizzo Il 20% Riesce a nuotare senza assistenza L’11% Sa allacciarsi le scarpe


L’interazione fra bambini e tecnologie è ovviamente cambiata, e sicuramente è naturale che sia così. Però, e questo è solo il nostro personalissimo e opinabile parere, se questi dati sono effettivamente veritieri, allora sarebbe forse opportuno affiancare in modo più presente i nostri figli non solo nel mondo virtuale, ma anche in quello reale.

Un bimbo che a cinque anni sa usare un’applicazione smartphone, ma che contestualmente non sappia allacciarsi le scarpe da solo non è poi un dato così confortante, a meno che l’immediato futuro imponga un nuovo must: gironzolare per il mondo a piedi nudi.

venerdì 1 aprile 2011

GIVE AWAY VINCI UN SOGGIORNO IPERCLUB PER 4 PERSONE. AND THE WINNER IS...







True Random Number Generator Min: Max: Result: 27 Powered by RANDOM.ORG


AND THE WINNER IS............ La fortunatissima vincitrice è Tatiana, il commento n.27 Complimenti Tatiana, non pensare che sia un pesce d’Aprile e scrivici una mail a info@zero6.eu

specificando un tuo recapito telefonico.

Ti spiegheremo come poter usufruire del premio!

Grazie a tutti per aver partecipato e... al prossimo give away

Pattini o pallone ? Scegli Axel !


Viviamo in prima persona l’assenza di spazi realmente adatti ai bambini e le problematiche legate alle uscite familiari, soprattutto quando i suoi membri manifestano esigenze diverse. Prendiamo ad esempio una famiglia composta da un papà e un ragazzino innamorati del calcio e da una mamma e una bimba che invece dello stadio proprio non ne vogliono sapere. Oggi c’è il derby. Come si fa ad accontentare tutti, soprattutto se in casa c’è anche un bebè?

Bambini al Potere! in collaborazione con Axel vi offre la soluzione per poter accontentare le necessità di tutta la famiglia: mentre i due calciofoli si scalmaneranno allo stadio, la mamma e i piccoli potranno godere della fantastica pista di pattinaggio Axel e avvalersi dei nostri servizi dedicati ai cuccioli da 0 a 6 anni nello spazio Zero6 .

Zero6 è un'area colorata ed accogliente: giocattoli, tanta musica e ballo a go go. Mentre le animatrici intratterranno i più piccoli con tanti giochi stimolanti, laboratori creativi e letture ad hoc, le mamme potranno pattinare, sedersi al bar e prendere un drink, rilassarsi, leggere una rivista e usufruire all’occorrenza di un'attrezzatissima zona nursery.

Axel e Zero6 Bambini al Potere! offrono divertimento e soluzioni specifiche per le famiglie, incentivano l’amore per lo sport e mettono d’accordo tutti.

BAMBINI AL POTERE! Un mondo di divertimento per i piccoli e comodità per i genitori.

AXEL è la struttura che ospita la pista di pattinaggio su ghiaccio in Viale Flaminio.
Lo spazio Zero6 sarà aperto, per questo primo periodo,  in concomitanza con le partite di calcio del pomeriggio.