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mercoledì 11 maggio 2011

CONDIVIDERE I GIOCHI

Ecco cosa ci racconta la nostra Nonna Lì sul gioco:

Non è solo il muovere le mani, l’agire con il corpo, il gioco. Per il bambino è il lavoro, vi impegna tutti i suoi sensi e le sue capacità.
Inizialmente utilizza maggiormente il tatto ( le mani, la bocca), poi la vista, l’udito.
Mentre gioca e attraverso il gioco, si costruisce l’idea prima del suo piccolo mondo: la sua stanza, la sua casa, quindi i dintorni, la città dove vive.
Esplora la realtà, la fa sua, la modifica, la interpreta, in poche parole se la cuce addosso. Dapprima si stanca presto di un gioco e salta dall’uno all’altro senza soluzione di continuità.
Condividerne i giochi, per me, significa fornirgli gli stimoli diversificati per stimolare gli interessi, ma non scegliere per lui come giocare e con che cosa.
E’ lui che deve scegliere e io essere partecipe occasionale ai suoi giochi, mai gli imporrò la mia presenza, ma ci sarò sempre, all’occorrenza, quando lui cerca condivisione nel gioco, quando richiede il mio aiuto, la mia complicità.
Poi, piano piano, sarà lui ad offrirmi il suo aiuto e spero che saprò sempre mettermi al suo livello ricordando…..
Ricordando che la stagione dei giochi non ha età. Si dice che il bambino che c’è in ognuno di noi prenda il sopravvento e…..ma è veramente così? Ognuno di noi è un mondo complesso composto da tanti compartimenti e la ‘sezione divertimento’ in cui il gioco è compreso è parte integrante in ognuno di noi. Grandi o piccoli.
Perciò mi gratifica condividere i giochi con il mio Angelo. Creare insieme oggetti con il pongo. Ideare percorsi con le automobili (la sua passione), insegnargli a tirare la palla nel piccolo canestro appeso ad una parete della sua camera, realizzare disegni coloratissimi a due mani e fantasiose costruzioni o, sempre a due mani trarre improbabili note dall’ organo elettrico.
Ma tutto questo non durerà molto perché il mio Angelo, precoce come non mai, sta già dando segni di avanzamento nel cammino della vita.
Sono sicura che la mia prossima visita sarà piena di sorprendenti novità.



Nonna Lì

lunedì 25 aprile 2011

TAGLI ALLA SCUOLA PUBBLICA, UNA MAESTRA RACCONTA

Gli insegnanti vivono in generale la peggiore delle dittature: quella di non disporre di mezzi e risorse per svolgere al meglio il loro delicatissimo mestiere. Prigionieri di un sistema che non consente loro alcuna libertà d'azione, reagiscono, si ingegnano, si sforzano di offrire il meglio ai nostri bambini. Un anniversario come quello di oggi ci sembra la data più opportuna per riflettere su questo argomento: riusciremo mai a liberarci del problema dei tagli alla scuola pubblica?

Ecco cosa ci racconta in merito Sara, una maestra che ha voluto regalarci una sua testimonianza:

Salve a tutti!

Sono la mamma di due meravigliose bambine di sei e quattro anni. Sannita doc, vivo e insegno nella scuola primaria a Roma da undici anni poiché non ho avuto la possibilità di inserirmi in ambito lavorativo nel mio paese. Dopo tanti anni di gavetta, mi ritrovo ancora ad essere una precaria! Ho solo trentasei anni ma per i sacrifici che ho fatto a volte me ne sento cinquanta… Mi rendo conto che esistono situazioni ben peggiori della mia, però vorrei sfatare la leggenda secondo la quale "fare la maestra"sarebbe un privilegio in termini di orario e ferie. Forse trent’anni fa era così, ma oggi le cose sono decisamente cambiate.

Mi sono fatta le ossa lavorando in diverse zone della capitale, ho gestito bambini con problematiche di ogni genere, ho vissuto realtà dure e contesti familiari assai difficili. Quest'anno lavoro in una piccola scuola dove mi sono state assegnati l’insegnamento dell’inglese, il compito di sostenere i piccoli in difficoltà e le discipline laboratoriali dove ogni alunno dovrebbe vivere in un ambiente “aperto” esperienze gratificanti, maturare la consapevolezza di se, stimolare e sviluppare la creatività, le emozioni ed i sentimenti. Ma organizzare al meglio le cose non è semplice, visto che non dispongo di strumenti, materiali e strutture adeguate.

Evito di addentrarmi nel capitolo degli edifici scolastici non a norma perché mi perderei in una disquisizione senza fine, ma evidenzio un unico dato: le aule sono così piccole che i bambini hanno persino difficoltà negli spostamenti, con buona pace della legge 626.
E’ ormai arcinoto che la scuola pubblica non viva una stagione facile. Il presente, già complicato, sembra dover cedere il passo ad un futuro ancor più opaco. L’aspetto più grave della faccenda è che viviamo il tutto nella quasi totale indifferenza.

Il bene educativo, ritenuto a buon diritto da tutta la comunità internazionale l'investimento strategico essenziale per il futuro di ogni Paese, in Italia è considerato una "spesa eccessiva"da dover assottigliare ogni anno. La ministra Gelmini parla di qualità della scuola...Sinceramente non trovo la forza di commentare il suo operato, o meglio, evito di farlo perché rischierei di trascendere.

La scuola è vista come un'azienda che produce. I dirigenti scolastici, da bravi manager,devono far quadrare il bilancio. Il bambino affetto da qualche problematica costa e il “manager” deve contenere le spese. Non sono previsti insegnanti di sostegno per i bambini con disturbi del linguaggio o affetti da lieve ritardo, ma solo per le gravi patologie.

Anche il supplente costa, quindi spesso mi ritrovo a dover gestire bambini di diverse classi che si aggiungono ai miei piccoli. Non è semplice, visto che nella mia classe ci sono tre bambini che necessitano di particolare attenzione. Per non parlare poi del momento dell'uscita! Ma chi conosce i genitori dei bambini di altre classi? O peggio ancora, chi ne è responsabile?

Nonostante le difficoltà cerco sempre di assicurare ai miei alunni un anno scolastico ricco di esperienze dense e significative, capaci di sostenere ed arricchire la loro crescita. Leggo nei loro occhi che il mio lavoro un senso ce l’ha, che i miei sforzi non sono vani, che apprendono, imparano, crescono. La maggior parte della classe apprende con facilità, ma gli altri? Vivo la frustrazione per non riuscire a fare abbastanza per gli alunni che, pur essendo intelligentissimi, al termine dell’anno scolastico non riescono ancora a leggere. La loro difficoltà ha un nome: dislessia. Io mi impegno, seguo dei corsi specifici per poterli assistere al meglio, rubando spazio alla mia vita di donna, alle mie figlie. Ma non è abbastanza…

Karl Popper diceva:" Non ci sono discipline ma solo problemi e l'esigenza di risolverli”. Siccome io lavoro con "materia umana" non posso accettare la situazione attuale che prevede ulteriori tagli nella scuola che non "PRODUCE" ma "FORMA" l'individuo.
Le difficoltà non mi hanno mai scoraggiata e anche quest'anno mi sono reinventata come maestra. I miei bambini non potranno avere il massimo, ma neanche il minimo. Sono tendenzialmente fiduciosa in un cambiamento positivo, o forse sostanzialmente ottimista. Ma nei momenti particolarmente complicati mi domando, sia come mamma che come insegnante, riusciremo mai ad organizzare un'unità di intenti necessaria per non privare i nostri figli delle opportunità di crescita e sviluppo a cui hanno diritto?

La risposta non è semplice, ed è sempre doloroso per una maestra non avere risposte.

Un bacio a tutti i genitori, e ovviamente ai bambini.
Con affetto, Sara.

mercoledì 20 aprile 2011

IL MESTIERE DEI NONNI

Il mestiere di nonno è, a volte, impegnativo e faticoso ma allo stesso tempo coinvolgente e appagante. L’amore tra nonni e nipoti non ha cantori celebri, è un dato di fatto, anche se i poeti rarissimamente hanno trovato parole da spendere in merito…
Pensate agli innumerevoli versi che hanno cantato l’amore tra un uomo e una donna; ai poeti e ai pittori che hanno immortalato, in versi e su tela, l’amore tra madri e figli, un po’ meno quello tra fratelli, quasi misconosciuto, come per i nonni o per i padri.

Essere nonni al giorno di oggi è uno status sempre in evoluzione e sempre più diversificato, sempre più spesso una scelta. Per lo più i casi della vita permettono, a volte però obbligano a scegliere ‘come’ si desideri o si possa essere nonni. I nonni di oggi, poi, non sono i ‘vecchi matusa’ di un tempo: vivaci e pieni di vita, con i loro nipoti ridono e scherzano regalando allegria. Sorridono sempre quando vedono i loro tesori e li intrattengono con storie di vita avventurose ed emozionanti. Bassi od alti, magri o grassi, diversi tra loro, hanno in comune l’amore per i bimbi.

Ben oltre il divertimento ed il piacere del giocare insieme e delle cure, allo stesso tempo tenere ed affettuose, non prive però di un certo rigore, il rapporto tra nonni e nipoti può arrivare ad una effettiva condivisione di ‘vita’. Mi spiego meglio: quando non ci si limita a svolgere mere funzioni di babysitteraggio, ma, trattando il piccolo come un uguale, salendo al suo stesso livello, si comunicano valori, saperi del passato non trascurando progresso e contemporaneità.

Oggi, purtroppo e sempre più spesso, i rapporti sono ostacolati dalla distanza fisica del vivere un città o, addirittura, in stati diversi. Ognuno ha la propria vita negli spazi e nel tempo che si è scelto e non sempre si può, o si vuole, modificare la situazione.

Si tratta solo di viverla al meglio. Come si dice oggi, a valere non è la quantità del tempo che si trascorre insieme, ma la sua qualità.

Nonna Lì

lunedì 18 aprile 2011

BIMBI IN TV: FARESTE FARE UN PROVINO AI VOSTRI BAMBINI? E SE NO, PERCHE?

Ricordate la memorabile interpretazione dell’immensa Anna Magnani in “Bellissima”, il celeberrimo film di Luchino Visconti? Questa è la trama: un regista annuncia che vuole ingaggiare un'attrice bambina "bellissima"; una moltitudine di mamme romane si riversa su Cinecittà proponendo la magnificenza delle proprie piccine. Tra di loro, Maddalena Cecconi, madre determinatissima di Maria che farebbe di tutto pur di inserire sua figlia nel mondo dello spettacolo. Mentre si perde in un caos di uffici e contatti più o meno attendibili per ottenere la parte, si imbatte in Alberto Annovazzi (Walter Chiari), il quale le fa credere di essere l'aiutante del regista e di poterla aiutare a far passare la bimba al concorso dietro compenso.

La piccola ottiene il provino, ma quando Maddalena prende visione del video, si accorge dolorosamente di avere una figlia impacciata e piangente che viene derisa dal regista e dal cast. Maria conquista comunque la parte e un fruttuoso contratto ma la madre, ormai disincantata, si inviperisce , si infiamma di sdegno e, dopo aver fatto una violenta scenata, trascina via la piccola dal set.

Il film è datato 1951, ma le tematiche affrontate sono ancora attualissime. Lo scorso 23 Febbraio Le Iene Show ha dedicato un servizio all’argomento: un finto casting per un fantomatico reality in stile Grande Fratello riservato a bambini dai 4 agli 11 anni. Il risultato è stato inquietante: alcuni genitori si sono dimostrati disposti a tutto pur di trasformare i loro figli in baby vip.

Le condizioni indispensabili indicate erano queste: niente scuola per 6 settimane, gossip a volontà e telecamere 24 ore su 24. Soltanto pochi genitori si sono dimostrati disgustati alla proposta, altri hanno acconsentito a torturare i loro figli con lampade, piercing tatuaggi, extension, dimostrandosi addirittura favorevoli a farli ingrassare e/o dimagrire e a nutrirli esclusivamente con bevande energizzanti e merendine degli sponsor.

Fermo restando che l’episodio appena segnalato è un caso limite che scavalla prepotentemente qualsiasi logica di amore filiale e sconfina evidentemente nella follia allo stato puro, vi proponiamo un quesito: qualora doveste incappare in un casting gestito da seri professionisti il cui oggetto fosse una semplice comparsata del vostro cucciolo in una famosa fiction, oppure qualche istante di apparizione in una pubblicità destinata al mondo bambinesco, rifiutereste oppure no? E se sì, avete voglia di spiegarci i motivi del vostro dissenso?

venerdì 15 aprile 2011

VINCI UN POMERIGGIO IN PISCINA ...

Si è concluso il termine per partecipare al concorso Vinci un pomeriggio in piscina!

La nostra redazione è stata invasa da un’onda anomala: centinaia di foto di cuccioli vestiti solo del fantastico costumino pannolino Huggies Littleswimmers. Le pose sono spettacolari: a gattoni, sottosopra, con la lingua di fuori, mentre tentano di affogare la sorellina, fissano con aria perplessa i rotolini della pancetta o baciano appassionatamente il fidanzatino/a di turno.

Belli? Di più, s-t-r-e-p-i-t-o-s-i !

Ora tocca a te eleggere Miss/Mister Huggies Littleswimmers: i cinque sirenetti protagonisti delle foto più votate vinceranno una speciale lezione di nuoto neonatale. Coccolato dalle attenzioni dello staff di Freds Swim Academy, ciascun vincitore potrà scegliere cinque amichetti del cuore con i quali sguazzare in assoluta libertà e sicurezza!

Armati di mouse e vota la tua foto preferita su www.zero6.eu ! Le foto saranno on line a partire da oggi pomeriggio fino al 25 Aprile 2011.

martedì 12 aprile 2011

FEDERICO OLIVO: I PAPA'BABY SITTER DEI LORO FIGLI? Naaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Federico Olivo è l’ideatore del sito http://www.paternitaoggi.it/. Lo abbiamo intervistato per comprendere i motivi che lo hanno spinto a raccontarsi sul web, prerogativa finora quasi a totale appannaggio delle mamme, e lui ci ha risposto così:


Era un pomeriggio buio e tempestoso e me ne andavo da solo a spasso con mio figlio che dormiva sereno nella sua culla. Nessuno con cui chiacchierare, nessun invito a casa per prendere un caffè. Nessuno in vista, solo mamme. A quel punto ho provato pura invidia per mia moglie e il suo status di mamma, amica di qualsiasi altra mamma che incontrava nel suo cammino. Io ero solamente un papà.
Quando parlo di paternità la prima cosa che pensa chi mi sta di fronte è che sono un padre separato. Subito dopo faccio notare come la paternità inizi a manifestarsi prima delle separazioni e continui anche nel caso in cui la separazione non avvenga. E' questo è chiaro a tutti e tutti concordano. Allora perché si sente parlare di paternità solo nelle aule dei Tribunali?
Me lo hanno spiegato i sociologi e gli psicologi: questa è una società senza padri, dove gli uomini in generale hanno smesso di incarnare la figura autoritaria ma anche autorevole di una volta, con tutte le conseguenze del caso. Si, ma allora? Ora che lo abbiamo capito, dobbiamo rimanere spettatori capaci di intendere ma incapaci di volere?
Ho iniziato a creare un sito web che raccogliesse le briciole della paternità, per mio divertimento e mio passatempo. Dopo un anno mi è parso di colpo evidente che non poteva rimanere solo un mio discorso personale e insieme ad altri amici, papà e mamme, abbiamo deciso di costituire l'Associazione Paternità Oggi.
L’intento è quello di coniugare la parte autorevole della paternità con gli aspetti considerati più femminili che i papà di oggi hanno imparato a conoscere: le emozioni, l' accudimento amorevole, il dialogo con i propri figli. Ci impegniamo anche per recuperare i valori positivi di una volta, quelli dei nostri nonni: le regole e il rispetto per gli altri che deriva dalla dignità per se stessi.


E’ vero che incontri spesso dei papà che dichiarano di fare “i baby sitter “ dei propri figli?


Si, anche se la maggior parte ovviamente lo dice per scherzo (spero). Ma se capisco che non è una battuta di spirito, provo pena nei confronti di un padre che si considera solo un estraneo capitato lì per caso e che ha totalmente abdicato al suo compito di genitore e di educatore.
Dopo questo iniziale senso di tristezza, però, inizio a fare due conti: se c'è un papà che ha deposto i suoi doveri/poteri, c'è una mamma che ha di fronte una missione impossibile, che presumo gestisca tutta la logistica della casa e sicuramente ha problemi a conciliare il tutto con il suo lavoro, quello pagato.
Mi sembra che ci sia un problema di coppia, prima che di paternità. Può darsi anche che questo sia il loro equilibrio come genitori, non è affar mio, ma in genere in questo tipo di coppie ci sono delle tensioni più o meno manifeste e un bambino le avverte tutte, soprattutto quelle nascoste. E quel bambino sarà un cittadino di domani, forse anche un papà o una mamma.


Qual è stato il commento a uno dei post pubblicati su Paternità Oggi che ti ha lasciato particolarmente perplesso?

Ora non ricordo le esatte parole, ma il senso era quello di lamentarsi con il "femminismo" da parte di un papà e quello di prendersela contro gli abusi del "maschilismo" da parte di una mamma. Un tale atteggiamento denuncia un bisogno di rimanere attaccati a degli stereotipi piuttosto che comprendere le ragioni dell'altro, un modo per non affrontare la fatica di mettersi in discussione.
Sapere che c'è ancora il bisogno di tirare fuori il femminismo e il maschilismo, mi da molto da pensare e sicuramente è un fatto di cui dobbiamo tenere conto. Ne approfitto per chiarire ancora che Paternità Oggi non ha in alcun modo l'intenzione di recuperare privilegi di cui noi uomini abbiamo goduto negli ultimi millenni. Le femministe possono iniziare a rilassarsi e i maschilisti la smettano d'illudersi.

Quale, invece, è stata la risposta che ti ha regalato un’iniezione di fiducia, un commento che ti ha dato conferma che il tuo sito ha un suo perché?

Mi ha piacevolmente sorpreso l'attenzione e l'accoglienza rivolta ad un progetto come Paternità Oggi da parte delle donne e soprattutto delle mamme. Avevo il timore che la comunità delle mamme, così presente ed autorevole, fosse chiusa in se stessa, invece la responsabilità di tale apparente chiusura è di noi uomini/papà che ancora abbiamo qualche difficoltà a raccontarci e a parlare.
Dipende sicuramente dal fatto che per noi certe cose sono scontate e non c'è bisogno di parlarne. Invece ora sono convinto che sia fondamentale iniziare a discutere del nostro approccio maschile su come educare i figli, proprio con le mamme, e creare la nostra comunità di papà.
Ma la cosa che più mi ha colpito e che mi da veramente quella carica in più, è che le nonne o addirittura le bisnonne di oggi, cioè le mamme di una volta, quelle che hanno vissuto la paternità anche nei suoi lati peggiori, sono state invece quelle che più hanno compreso l'importanza di ricominciare a parlare dei valori positivi della paternità. Qualcuna me l'ha anche spiegato attraverso i racconti del suo vissuto. Dobbiamo recuperare qualcosa da quei papà di una volta. Ora le nonne sono le mie migliori "alleate"!

Definisci con tre aggettivi tuo figlio Vittorio:


Irriverente, attento, chiacchierone.

Raccontaci la tua esperienza in sala parto fianco a fianco con tua moglie. Ti sei sentito impotente? Hai avuto voglia di scappare, di vomitare, lei ti ha preso a parolacce oppure è stata tutto sommato un momento irripetibile e intenso?

E’ stata un’esperienza primordiale. Vedere tua moglie urlare, piangere, ridere, sudare e sanguinare ti rimette in contatto con il mondo.
Da quel giorno ho apprezzato ancora di più mia moglie, e siccome non sono stato solo uno spettatore ma ho partecipato attivamente, nel mio piccolo, posso affermare di aver partorito un po’ pure io. In fondo è facile. Quando la tua compagna urla cerchi di calmarla, quando suda cerchi di rinfrescarla, quando ride allora ridi pure tu, quando sanguina ti sforzi di capire che non sta male e non cerchi di trasferirla dalla sala parto al pronto soccorso.
Da uomo posso affermare che è facile partorire. Ho conosciuto molti uomini che hanno preferito rimanersene in disparte. E’ una scelta rispettabilissima per molti motivi, ma sapere e vedere cosa ha patito tua moglie per mettere al mondo i tuoi figli (sia in caso di parto naturale che cesareo) e vedere dal vivo il responsabile delle tue prossime notti insonni, è un’esperienza che deve essere vissuta. Diversamente ci sono addirittura correnti di pensiero che professano l’allontanamento di qualsiasi uomo dalla sala parto, papà compresi: in quei casi mi limito ad aprire la finestra per far uscire meglio questa sciocchezza.


In poche righe: lancia un messaggio ai papà o, se preferisci, ai genitori:

Negli ultimi decenni abbiamo gettato via il vecchio modello di paternità, quello duro ed autoritario, ma contestualmente dovremmo recuperare quella figura di padre che costituisce un punto di riferimento da cui prendere esempio per crescere. Lo vogliamo fare insieme trovando un nuovo equilibrio, papà e mamme?

Ci uniamo decisamente al messaggio di Federico e di tutti i papà che, come lui, si impegnano per costruire un nuovo concetto di genitorialità: rimanere relegati nei ruoli che da sempre ci vengono imposti dalle convenzioni sociali non ci aiuta a crescere, e soprattutto non aiuta i nostri figli. Venirsi incontro sfruttando la nuova consapevolezza che una famiglia si costruisce unendo le energie di entrambi i genitori, invece, aiuta tutti a diventare più grandi.

Chi l’ha detto che un papà non può lavare i piatti e che una mamma non può giocare a calcio con il proprio figlio, se ne ha voglia? Confusione di ruoli? No, assolutamente. Collaborazione, si tratta semplicemente di collaborazione, con buona pace di tutti i benpensanti convinti che esistano ancora “papà” e “mamme” e non semplicemente “genitori”.

lunedì 11 aprile 2011

SCONTI PER TUTTA LA FAMIGLIA CON VIVIPARCHI!!!

Quante volte vi è capitato di individuare un parco giochi con mille attrattive dove andare con tutte la famiglia ma poi, nel dare un’occhiata al costo del biglietto d’ingresso, siete stati frenati dalla spesa non indifferente? Diverse volte, vero?

E se vi dicessimo che c’è chi ha pensato a rendere più fruibile l’accesso ai parchi divertimento (ma non solo) sia in termini di accoglienza alle famiglie che in termini squisitamente economici?

Alla costante ricerca di qualche cosa di utile per ovviare a questo inconveniente, ci siamo imbattuti in due realtà che propongono agevolazioni per l’ingresso ai parchi. Le abbiamo studiate, comprate, soppesate, confrontate e spietatamente vivisezionate per voi e… rullo di tamburi… the winner is: Viviparchi, perché offre agevolazioni imbattibili!

Il progetto Viviparchi, inizialmente circoscritto ai territori del Lago di Garda, nasce circa dieci anni fa da un’idea di Saverio Frapporti Fontana. Si è poi esteso a tutto il territorio nazionale, con la creazione di un circuito costituito da oltre 250 strutture fra parchi tematici (divertimento, botanici, acquatici, naturalistici...), siti UNESCO (dichiarati patrimonio mondiale dell'umanità), castelli, agriturismo, impianti di risalita, hotel, musei, corsi di musica e di teatro, foresterie e cascine che rappresentano numerosi itinerari turistici per un giorno, un week end o una vacanza dedicato a tutti, in particolar modo alle famiglie.

Abbiamo contattato Maria Tonolli, responsabile della realizzazione dei vari progetti, ci ha spiegato che il loro intento è quello di offrire una proposta differenziata in grado di soddisfare tutti i palati; nel loro circuito esistono strutture dedicate al puro divertimento, ma anche realtà che offrono percorsi formativi per i bambini, con progetti didattici e spazi ad hoc per i più piccoli.

La loro mission principale è quella di far trascorrere del tempo di qualità a tutta la famiglia, tenere uniti i loro componenti e soprattutto offrire sconti sostanziosi in grado di incentivare le uscite familiari. Questi obiettivi vi ricordano forse qualcosa? Certamente! Rendere il mondo più family friendly è esattamente lo stesso progetto di Zero6 Bambini al Potere!

Viviparchi e Zero6 Bambini al Potere si sono perdutamente innamorati; la voglia comune di realizzare servizi e agevolazioni per le famiglie, di cambiare nel nostro piccolo il mondo, ha acceso una passione reciproca che niente e nessuno riuscirà ad estinguere. Unendo le nostre sinergie, stiamo realizzando una collaborazione che concretizzerà nel 2012. L'impegno di Viviparchi è rappresentato nel riconoscere l'ingresso omaggio (per tutto il periodo stagionale di apertura) dei figli fino ad un massimo di due a famiglia, a condizione che ogni figlio sia accompagnato da un genitore pagante (tariffa intera). Dove non è stato possibile ottenere questa agevolazione, hanno cercato di individuare uno sconto significativo per i figli (di età non superiore ai 13 anni) o per tutto il nucleo familiare.

Insomma: noi ci siamo innamorati di questo progetto, ma non siamo gelosi. Siamo certi che ve ne innamorerete all’istante anche voi! Cosa aspettate ad approfittare di questa imperdibile offerta? Se volete saperne di più visitate il sito http://www.viviparchi.eu/ e se volete la card, la trovate in libreria, ipermercati, autogrill d’ Italia e naturalmente sul sito …

mercoledì 6 aprile 2011

AI MIEI TEMPI


Non importa se migliori o peggiori, sono memorie lontane abbellite dal trascorrere del tempo, o rese ancora più tristi e squallide. Ma cosa significa: “Ai miei tempi?” Quello che si vive al momento o che si vivrà in futuro non è comunque il nostro tempo? Forse è un tempo rubato, di altri, non vissuto? Non capisco…


Il mio tempo è l’arco della mia vita: bambina, teen ager, giovane donna ora anziana, poi vecchia signora. Sono le età della vita da vivere appieno ora per ora. Non è vero che solo i bimbi e i giovani hanno un futuro. Hanno solo un futuro più lungo. Non ho mai nascosto la mia età e ne sono orgogliosa; ho sempre trovato ridicole le persone che lo fanno. Gli anni ci sono, niente e nessuno ce li può togliere. Perché privarci dei festeggiamenti e dei regali? Perché non vivere serenamente e completamente l’ora?


Carpe diem, dicevano i latini, e l’attimo da cogliere si presenta a qualsiasi età. Prima mio marito, poi mia figlia, quindi mio genero ed ora il mio nipotino. Non mi hanno annullato, mi hanno accresciuta. Con mio nipote vivo momenti bellissimi e so che lui li vive con me quando giochiamo, ridiamo, parliamo, leggiamo e cantiamo insieme in allegria e serenità. Glielo leggo negli occhi splendenti. Il mio Angelo, dopo aver trascorso per la prima volta due intere giornate con me, da soli, senza mamma e papà, se ne è uscito con questa frase: “Sai papà, io sto proprio bene con nonna”. Questo lo sapevo già, ma a sentirlo il cuore si è fermato!


Nonna Lì

martedì 5 aprile 2011

ANTONELLO E L'ESORCISTA PER BIMBI NOTTAMBULI



Siore e siori, oggi vi presentiamo un altro dei papà che fanno parte del nostro staff. Ecco cosa ci racconta di lui: “Ok dunque vediamo l’importante è rompere il ghiaccio, come disse quell’agricoltore siberiano.... Ciao! Mi chiamo Antonello Francavilla, ho ormai 42 anni e da grande spero di farne 43, ma guardandomi capireste che ho un’età apparente che va dai 14 ai 55 anni. Sono papà di un ragazzone di ormai 15 anni nato da un precedente matrimonio, e ultimamente di un pargolo di quasi 7 mesi, l’urlatore del condominio: un incrocio tra Godzilla e uno pterodattilo che per gli amici porta il nome di Alex. Lavoro nel campo dell’informatica e come hobby canto nei locali e ho alle spalle un passato da imitatore-cabarettista. Forse è questa la causa delle mie crisi d’identità…..

Come papà di Alex posso dirvi che all’età di 42 anni sono consapevole della mia maturità acquisita, o almeno credo, forse più stanchevole ma comunque consapevole. Quindi ora prendo le cose con più razionalità e calma. Per esempio, da sei mesi ho assunto un esorcista per bimbi nottambuli… Riesco a cambiare un pannolino senza per forza tapparmi il naso o vomitare, so inventare giochi assurdi e rumori mai visti né sentiti prima, neanche lontanamente mai pensati neanche da un genio degli effetti speciali del calibro di Spielberg…

Non vedo l’ora la sera di rientrare dal lavoro per abbracciarlo e nessuno me ne voglia se non aspetto che si svegli per prenderlo. Non ce la faccio. E se non mi si incazza lui che dormiva, non accetto che lo faccia nessuno. Lui mi ricambia con un sorrisone, è quello ciò che più desidero. Alex è un bimbo solare con tutti ma con crisi a tratti da incubo, vuole attenzioni 24h su 24h . Avesse almeno il self service, saremmo felici.

Di altro potrei per ora solo aggiungere una foto di noi due farabutti e sfido chiunque a dire che non mi somiglia. In seguito ci sentiremo spesso sul blog. Nel frattempo, sappiate che già vi stimo tutti. E che ve lo dico a fa’….”

E adesso qualche domanda al papà di Godzilla:

1) A quanto ho capito Alex non è esattamente la creaturina più pacifica del Pianeta. Suppongo non dorma granché, di notte. Come affronti questo problema, esorcista per bambini nottambuli a prescindere?

Beh…Più che affrontarlo io, lo affronta la mia compagna. Io mi limito a brevettare tappi per le orecchie. Seriamente: non riesco a far molto perché lui cerca il latte in continuazione e se non arriva fa’: “Muuuuu!”. Lei con moooolta calma lo allatta; io al massimo le faccio compagnia con un occhio chiuso e l’altro aperto. A volte mi alzo per cambiargli il pannolino, visto che di dormire non se ne parla, e al mattino faccio gli straordinari al lavoro arrivando un’ora prima. E tutti in coro: “A volte ritornano!”

2) Veramente riesci a cambiare un pannolino senza vomitare, oppure questa dichiarazione è una subdola strategia per accaparrarti le simpatie dei lettori?

No, no, davvero: niente più conati, niente più tapparsi il naso. Ormai il naso è tutt’uno con l’odore pannolitico, però magari respiro con la bocca. Mi fa impazzire quando si libera del costrittore e comincia a zampettare modello tarantolato. Pronti, viiiiia! Si parte! Mano sotto al pancino, sotto il lavandino, acqua e sapone e il gioco è fatto. Salvo sporadiche pipì a fontanella fuori dal selciato, ovviamente.

3) Qual è il rapporto fra il tuo ragazzone quindicenne e il cucciolo di Godzilla?

Purtroppo questa è la nota dolente: il ragazzone vive con sua mamma a 60 km da me, non ha mai voluto vedere l’esorciccio, vuoi l’età vuoi la rabbia, vuoi il rancore. Ad oggi io non insisto, ma so che muore dalla curiosità; lo noto nelle parole, negli sguardi. Gli do tempo, tutto quello che vuole, per capire. Mi spiace che si stia perdendo forse il meglio della crescita di suo fratello, però lo lascio riflettere e rispetto il suo pensare. Nel frattempo non gli tolgo spazio e trovo il modo di starci assieme il più possibile.

4) Raccontaci un paio di aneddoti sui tuoi figli che ti hanno commosso fino alle lacrime.

Sicuramente la nascita del mio primo figlio. Non ho assistito al parto e quando è nato l’ostetrica me lo ha piazzato in braccio e lo ha spacciato per una femminuccia. Non ho voluto sapere il sesso fino alla nascita, ma sapevo che era maschio (orgoglio di papà). Però quando ho avuto la conferma sono scoppiato a piangere di gioia e sono contento di averlo fatto. Con Alex invece mi sono commosso la settimana scorsa quando, per la prima volta, tornando dal lavoro mi ha abbracciato e ha appoggiato la bocca sulla guancia. Non so se lo ha fatto per istinto, ma per me era un bacio...

5) E per chiudere in bellezza, prendi un respiro profondo, concentrati e facci un rumore che farebbe impallidire persino Spielberg. Dal padre di un semi pterodattilo ci aspettiamo questo ed altro.

Devo? Ma siete sicuri? Così rischio un’intervista doppia alle iene con Alex J… Facciamo che per questa volta vi risparmio…

lunedì 4 aprile 2011

BIMBI 2.0

Provate a chiedere a un bambino di cinque anni cosa sia un cookie. Dieci ad uno che saprà rispondervi, magari senza addentrarsi in particolari squisitamente tecnici, ma sicuramente non replicherà che “cookie” significa “biscotto” in inglese.

Alla loro età noi sapevamo a malapena cosa fosse un computer; oggi i nostri cuccioli utilizzano il pc già in prima elementare. Ciò è ovviamente sintomatico di un progresso che richiede anche a bambini piccolissimi di approcciarsi a strumenti tecnologici che a volte risultano ostici persino agli adulti. Ma i bambini rispondono a tali sollecitazioni in modo fin troppo soprendente…

Secondo uno studio condotto dalla Avg, un’azienda con sede nella Repubblica ceca che produce software antivirus, le abilità dei bambini in campo informatico sono strabilianti. E’ stato preso in esame un campione di 2.200 bambini di età compresa dai 2 ai 5 anni, tutti residenti nei Paesi europei più sviluppati. Alle loro mamme è stato chiesto di rispondere ad alcune domande, e il frutto della ricerca offre dati percentuali piuttosto emblematici:

Risulterebbe infatti che: Il 58% Sa giocare ai videogame Il 69% Sa usare il mouse Il 63% Sa accendere e spegnere un pc Il 28% Sa fare una chiamata con il telefonino Il 25% Sa lanciare un programma di navigazione web e accedere a Internet Il 19% Riesce a giocare con un'applicazione touch (tablet e smartphone) A fronte di questi dati strabilianti, però , soltanto: Il 52% Sa andare in bicicletta, Il 37% Conosce a memoria il proprio indirizzo Il 20% Riesce a nuotare senza assistenza L’11% Sa allacciarsi le scarpe


L’interazione fra bambini e tecnologie è ovviamente cambiata, e sicuramente è naturale che sia così. Però, e questo è solo il nostro personalissimo e opinabile parere, se questi dati sono effettivamente veritieri, allora sarebbe forse opportuno affiancare in modo più presente i nostri figli non solo nel mondo virtuale, ma anche in quello reale.

Un bimbo che a cinque anni sa usare un’applicazione smartphone, ma che contestualmente non sappia allacciarsi le scarpe da solo non è poi un dato così confortante, a meno che l’immediato futuro imponga un nuovo must: gironzolare per il mondo a piedi nudi.

venerdì 1 aprile 2011

GIVE AWAY VINCI UN SOGGIORNO IPERCLUB PER 4 PERSONE. AND THE WINNER IS...







True Random Number Generator Min: Max: Result: 27 Powered by RANDOM.ORG


AND THE WINNER IS............ La fortunatissima vincitrice è Tatiana, il commento n.27 Complimenti Tatiana, non pensare che sia un pesce d’Aprile e scrivici una mail a info@zero6.eu

specificando un tuo recapito telefonico.

Ti spiegheremo come poter usufruire del premio!

Grazie a tutti per aver partecipato e... al prossimo give away

Pattini o pallone ? Scegli Axel !


Viviamo in prima persona l’assenza di spazi realmente adatti ai bambini e le problematiche legate alle uscite familiari, soprattutto quando i suoi membri manifestano esigenze diverse. Prendiamo ad esempio una famiglia composta da un papà e un ragazzino innamorati del calcio e da una mamma e una bimba che invece dello stadio proprio non ne vogliono sapere. Oggi c’è il derby. Come si fa ad accontentare tutti, soprattutto se in casa c’è anche un bebè?

Bambini al Potere! in collaborazione con Axel vi offre la soluzione per poter accontentare le necessità di tutta la famiglia: mentre i due calciofoli si scalmaneranno allo stadio, la mamma e i piccoli potranno godere della fantastica pista di pattinaggio Axel e avvalersi dei nostri servizi dedicati ai cuccioli da 0 a 6 anni nello spazio Zero6 .

Zero6 è un'area colorata ed accogliente: giocattoli, tanta musica e ballo a go go. Mentre le animatrici intratterranno i più piccoli con tanti giochi stimolanti, laboratori creativi e letture ad hoc, le mamme potranno pattinare, sedersi al bar e prendere un drink, rilassarsi, leggere una rivista e usufruire all’occorrenza di un'attrezzatissima zona nursery.

Axel e Zero6 Bambini al Potere! offrono divertimento e soluzioni specifiche per le famiglie, incentivano l’amore per lo sport e mettono d’accordo tutti.

BAMBINI AL POTERE! Un mondo di divertimento per i piccoli e comodità per i genitori.

AXEL è la struttura che ospita la pista di pattinaggio su ghiaccio in Viale Flaminio.
Lo spazio Zero6 sarà aperto, per questo primo periodo,  in concomitanza con le partite di calcio del pomeriggio.

mercoledì 30 marzo 2011

OGGI VI PRESENTIAMO FABIO: UN PAPA' CHE SE LA GODE...

Fabio Cattivelli è un professionista che è passato attraverso tutte le fasi di produzione di eventi televisivi e di spettacolo, parla e scrive la lingua inglese e francese, ed è piuttosto bravino anche nell'italico idioma. Ama gestire gruppi di esperti dalle competenze più disparate e lavorare in staff. È sempre pronto ad affrontare nuovi percorsi, felice di condividere e, perché no, essere messo alla prova. Il suo mestiere è il direttore di produzione, i suoi mezzi sono l'ottimizzazione dei tempi, del denaro e dei rapporti personali.

Combatte fin dai tempi dell'asilo con un cognome ingombrante, foriero di significati negativi che cozzano con la sua proverbiale onestà. La moglie dice che è un matto buono. L'ha sposato proprio per questo, e perché è classe 1964, la stessa di Brad Pitt. Da ex batterista si ritrova costantemente a battere con le dita o con oggetti su ogni superficie che provochi un suono. A volte ripete all'infinito muti paradiddle (tam tamtam tam tam tamtam tam) su se stesso con buona pace di chi gli orbita accanto.

Quando trova un indumento comodo non me ne stacca fin quando non l'ha ridotto a brandelli. Ci auguriamo che ciò valga anche per sua moglie, possibilmente evitando di ridurla a brandelli.

Fabio è un membro del nostro staff, un abilissimo professionista che gioca un ruolo fondamentale nella realizzazione dei nostri progetti, un papà attento e partecipe ovviamente innamorato di Angelo, per essere chiari il bel tipino impannolinato a sinistra della foto.

Per farvelo conoscere meglio, gli abbiamo posto qualche domanda, alla quale ha risposto in modo sintetico ed efficace e, a dirla tutta, con creativa e a tratti brutale sincerità. Ma ci piace proprio per questo…

1) Se ad espellere un fagotto di almeno tre chili fossi stato tu, invece di tua moglie, come ti saresti comportato? Insomma: raccontaci il tuo ipotetico parto :-)

Troppo doloroso, non posso pensarci…

2) Cosa hai provato la prima volta che hai preso in braccio tuo figlio?

L’ho visto e piangeva. Ricordo che ho pensato: “CA@@O! Assomiglia a mio padre quando era arrabbiato… con me…”. L’ho preso in braccio poco dopo e ho pensato solo di non farlo cadere.

3) Si parla tanto della vanità mammesca, ma dicci la verità: da 1 a 10, con quanta intensità desidereresti defenestrare i papà che si vantano delle capacità calcistiche del figlio se il tuo (ma questa è soltanto un’ ipotesi) ha i piedi fucilati per il pallone?

La cosa mi darebbe fastidio, ma Angelo sa fare un sacco di altre cose.

4) Cosa non riesci più a fare da quando sei diventato papà? Partitella con gli amici, gara di rutti davanti alla finale della nazionale,vantarti dei tuoi pettorali con le pischelle in palestra, tagliarti i peli del naso in santa pace?

Pensare a me stesso come a un invincibile figlio di puttana, ora siamo in due…

5) Cosa vorresti dire ai papà fermi all’età della pietra? Per essere chiari: parliamo di quei maschi convinti che abbandonarsi a smancerie con i figli o cambiargli il pannolino castri la virilità degli uomini che non devono chiedere mai.

Non l’hanno mai provato, oppure non sono pronti. Oppure chi se ne frega, io me la godo…

E già, Fabio. Lo vediamo dalla foto con il tuo splendido cucciolo che te la godi: quel sorriso parla più di centomila discorsi inutili…

giovedì 24 marzo 2011

BOTOX A 8 ANNI???


Vi avvisiamo cari amici, frequentatori abituali di questo spazio, pellegrini di passaggio, visitatori occasionali e/o semplici curiosi: questa notizia sconvolgerebbe il sistema nervoso a chiunque, compreso Winnie the Pooh.

Quindi se per caso oggi è una giornata no, se siete incavolati per qualche motivo, se qualcuno o qualcosa vi hanno fatto girare le scatole per tutto il giorno, se, come noi, adorate i Bambini, passate avanti e leggetela domani.
Qui da noi sono severamente vietati i consigli non richiesti, le prese di posizione arroganti, la saccenza gratuita e soprattutto le critiche.

Le scelte di una mamma non si criticano mai, questa è la nostra filosofia. Ma dopo aver letto questa notizia incredibile: http://www.leggo.it/articolo.php?id=113122&sez=ESTERI (e incredibile è davvero un delicato eufemismo) , picchiate giù duro con i commenti.

Questa tizia non è una mamma, ma una che ha partorito (purtroppo per la sua innocente creatura ). E questa, ovviamente, non è una banale sfumatura.

Le torture psicologiche e fisiche che riesce ad infliggere alla sua bimba definiscono egregiamente qual è la differenza fra una mamma e una che si limita a partorire.

In fondo, partoriscono anche le orche assassine. Ma loro, viva Dio, non sanno usare le siringhe.

Zero6 RITORNA IN AQUAFAN!


Lo scorso anno non avremmo mai immaginato che in un parco come Aquafan, dedicato soprattutto al target ragazzi, uno spazio per bambini potesse avere un riscontro così positivo. E invece… Nel 2010 oltre 10.000 bimbi sono venuti a giocare con noi ! E’ stato un autentico successo.

Il Direttore del parco, Enrico Muccioli, ha riconfermato lo spazio anche per il 2011 e quindi Zero6 ritorna in Aquafan, ospite del più famoso parco divertimenti d’Europa.

Nella nostra area moltissimi giocattoli, casette, scivoli e sdraio per il relax; un'attrezzatissima area nursery con fasciatoi, pannolini, salviette, creme (solari, doposole, lenitive per le scottature) e quanto di più utile per le mamme e i bebè: scaldabiberon, sterilizzatori e uno spazio "riservato" per l'allattamento al seno.

Servizio di cortesia di marsupi, cavalcabili e passeggini, utilizzabili gratuitamente per l'intera giornata, semplicemente lasciando all'info point un documento d'identità.

E per i pesciolini innamorati dell’acqua, la possibilità di utilizzare lo Swimtrainer.

Insomma: tanto divertimento per i bambini e la libertà per mamma e papà di dimenticare qualcosa a casa. Perché quando si esce con i bambini, si sa, bisogna trascinarsi dietro di tutto. Nell’area Zero6, dedicata ai cuccioli da 0 a 6 anni, trovate persino un fornellino per preparare la pappa. Più comodo di così è impossibile!

Per gli amici di Zero6 naturalmente ci saranno sempre delle giornate in cui l’entrata per le famiglie con piccoli da 0 a 6 anni beneficerà di sconti speciali !!! Tantissime anche le convenzioni con gli hotel per offrirvi un servizio sempre più completo e capillare.

Seguite tutti gli aggiornamenti di Zero6 iscrivendovi alla nostra newsletter: http://www.zero6.eu/registrati.php

Vi aspettiamo in Aquafan dal 1 luglio al 25 agosto

Portatevi dietro soltanto il costume, al resto ci pensiamo noi!

lunedì 21 marzo 2011

BENVENUTA NATHALIE!



Oggi vi presentiamo Nathalie Scopellitti, grafomane incallita per la quale ogni pagina bianca è un affronto personale insopportabile, una che quando è felice o triste scrive. Il suo disturbo ossessivo compulsivo è collezionare calamite: ne possiede un centinaio. Ha 35 anni e si definisce una svalvolata riuscita. Precisa e attenta sul lavoro, moglie e mamma giocherellona, spesso dimentica le cose in giro ( per fortuna non figli o mariti).

Da vera instabile, si affligge per i grandi problemi nel mondo e al tempo stesso si entusiasma per la nuova puntata di “Una mamma per amica” in tv. Legge continuamente: in bagno, mentre cucina e persino in ascensore.

Diplomata come Economo Dietista, si è buttata subito in un’occupazione che non c’entra nulla con i suoi studi. E’ impiegata presso un’azienda che vende biglietti per spettacoli vari, dal teatro ai concerti, un lavoro nel quale è necessaria una buona dosa di pazienza, disponibilità oltre, ovviamente, alla capacità di svolgere contemporaneamente almeno cento compiti diversi. Ma è il lavoro perfetto per lei, visto che la musica è la sua base fondamentale.

Nathalie sarà la nostra mamma inviata speciale da Milano, una redattrice che farà parte della sezione “scrittevole” di Bambini al Potere! che presto debutterà on line con il sito http://www.bambinialpotere.it/

Ecco cosa ci racconta della sua maternità:

“Fin da ragazzina sentivo che il mio destino era essere, prima di ogni altra cosa, mamma. L’ho cercato tanto il mostrino, circa un anno e mezzo, in cui mi ero convinta di avere chissà quale problema fisico (e a volte anche mentale) perché non riuscivo a concepire…E naturalmente ho passato tutte le fasi:

1) Ma si, ci vuole solo tempo

2) Provo a farlo tanto ( penso di averlo sentito dire “e no! adesso basta” qualche volta il mio povero contenitore di serpentelli…)

3) Provo a farlo e poi assumo posizioni innaturali ( “si dai !! “e io “guarda che è dopo non durante” “ ah…”)

4) Provo a farlo poco ( e mi ricordo un paio di un po’ di ”guarda che scherzavo quando dicevo basta…”)

5) Mi faccio vedere da qualcuno ( e pure tu caro che ti credi ?? )

6) Sono normale, ho tutto a posto lui pure ma sono tutte TUTTE incinta tranne me !!! Com’è sto fatto ??

Poi è arrivato. E da subito ho sentito che niente sarebbe più stato lo stesso. Ma ero consapevole. Avevo scelto di diventare madre, lo avevo atteso tanto. Niente mi faceva veramente paura…Ma sbagliavo.
Ho scoperto tanto di me stessa da quel giorno in cui una semplice pipì ha cambiato tutto…La mia è stata una gravidanza “normale”.

E poi eccola che bussa. A me ?A me neo mamma felicissima nonostante due settimane di ricovero in ospedale prima del parto per pressione troppo alta e inizio di gestosi e il ranocchio che è nato pure tre settimane prima? Mi bussa una cosa di cui avevo letto qualcosa: la depressione post partum. Ma leggevo distratta. Sapete, io lo volevo questo pupo. Io lo amo il pupo. Altra sberla in faccia. Non c’ entra niente l’amore. Sei tu. Sei tu e i tuoi ormoni da manicomio…

La depressione è stata molto dura. Mi ha fatto stare male. Mi sentivo inadeguata, impreparata…Mi dicevo “ma come ?? Io lo volevo. L’ho cercato. E’ tutta la vita che lo voglio!” Ogni donna reagisce a modo suo, ma poi ho capito che è molto più diffusa di quanto si pensi e che può essere lieve o pesante, breve o lunga. E che in ogni caso lascia un segno difficile da cancellare.

Poi, piano piano, mi sono rimessa in piedi, ma attenzione.: nulla era più lo stesso. Né io, né la mia vita quotidiana nè i miei progetti. Nulla. Ad esempio io che volevo stare a casa a seguirlo. Ma sono tornata a lavoro con il piccolo mostro al nido a dieci mesi, un universo nel quale gli altri non ti vedono più come eri prima e tu, per quanto ci provi in un certo senso, non sei quella di prima.
E mentre le tue colleghe parlano ancora dell’ultima crema anti cellulite, e di come si sono divertite alla festa fino alle tre, tu pensi che alle tre stavi vagando per casa con il mostro che rognava e che sono delle pazze a non dormire loro che possono ! E poi pensi: “Ma non volete sapere di come mi ha sorriso? Di che tenero che è quando mi guarda ?“ Mi sentivo fuori “dimensione” diciamo.

Ho perso terreno professionalmente e a livello di amicizie e ho scelto di tornare a lavoro perché ero convinta, e lo sono tuttora, che fosse indispensabile al mio recupero mentale. Ma non è stato facile.

Perché vi assicuro che lasciare il vostro nanetto al nido in mano ad altri crea sensi di colpa che vengono giù tipo bombardamento aereo a tappeto… Ma ho anche deciso di tornare a part-time di 6 ore e mai più a tempo pieno. Alcuni miei progetti sono stati inevitabilmente accantonati, altri rimandati e altri cancellati. Ma devo dire che quando ho smesso con i sensi di colpa e mi sono riappropriata della mia autostima ho cominciato a capire che non tutta la mia idea di felicità “mammesca“ era solo utopia..

La vita di una mamma che lavora oggi com’è? Una continua corsa contro il tempo.

Le mamme di oggi sono toste…E corrono. Corrono ma riescono a rallentare per i propri mostrini, ci riescono sempre. Con i tacchi alti o scalze a sedersi per terra e giocare con loro. Corrono ma rallentano per vestirli(anche quando sei in ritardo e devi correre e loro si tolgono la scarpina che gli hai appena messo mentre cerchi di mettergli l’altra…), lavarli (e lavare tutto il bagno), nutrirli(e pulire loro, te e la cucina) . E via! Si ricomincia. Vestire lavare e nutrire...

Corrono ma rallentano per metterli a letto e coccolarli, leggergli la storia e poi…ancora coccole e ancora lo stesso libro e la stessa storia...E via ancora.. E il pupo che con occhi belli vispi ti dice “ Hey, che fai mamma? Dormi ?”

Corrono, ma mai di fronte alle loro lacrime. C’è sempre il tempo per asciugarle.
Corrono, ma il loro tempo si ferma di fronte a un loro sorriso. Corrono ma quando si fermano si rifarebbero tutte le corse, le notti insonni, i pannolini puzzolenti, i golfini macchiati e tutto. Tutto il pacchetto. Tutto per quel sorriso, per la sua mano nella loro. Tutto per sentirli ridere.

Le mamme di oggi sono toste, corrono ma sono donne. Donne vere, complesse, dinamiche, brillanti indipendenti e straordinarie. Mamme appunto.
Sono felice e orgogliosa di esserlo anche io.”

Benvenuta fra noi Nathalie! La tua penna preziosa ci regalerà ancora tante emozioni, riflessioni e risate.

sabato 19 marzo 2011

I NUOVI PAPA'


Amorevolmente bistrattati dalle mamme blogger che spesso li dipingono come adorabili casinari che ci provano, ma non sempre ci riescono, sono sempre più presenti in rete. Si raccontano nei blog, costruiscono comunità su Facebook, mettono in piedi siti nei quali affrontano le tematiche familiari con slancio, passione, intelligenza. Si mettono in gioco determinati a smantellare il preistorico retaggio che “ L’omo ha da puzzà!”. Sono simpatici, autoironici, ma al tempo stesso seriamente intenzionati a costruire un nuovo concetto di genitorialità.

Sono loro, i Nuovi Papà, Uomini che stamattina abbracceranno con dolcezza i loro cuccioli ancora impastati di sonno e caldi di letto, che scarteranno il lavoretto per il 19 Marzo con autentica commozione, che invaderanno la rete di post, foto, riflessioni e frammenti di amore babbesco.
E’ a questi Papà straordinari che oggi porgiamo il nostro augurio più sincero e riconoscente, a quelli che si raccontano sul web, ma naturalmente anche a tutti gli altri.

E’ con autentico piacere che vi presentiamo qualcuno di questi Papà on line:

Federico Olivo con il suo arguto Paternità Oggi

Silvio Petta
con Superpapà, sito che emette il primo vagito proprio oggi http://www.superpapa.it/ ma che sulla sua fan page Facebook vanta già quasi 4.000 "mi piace", uno dei quali l'abbiamo clikkato noi.

Come Bambini al potere! non potevamo mancare all’appello. Vi segnaliamo perciò con orgoglio il neonato blog I nuovi papà
http://inuovipapa.blogspot.com/ gestito da diversi babbi straordinari che vi presenteremo ad uno ad uno nelle prossime settimane.

Il primo nuovo papà di cui vogliamo parlare oggi è Max Romano Polidori.

1) Scrivi in modo divino… Hai mai sfruttato il tuo talento per regalare al mondo qualche pubblicazione?

Sto scrivendo un libro ironico che s’intitola: “Amo le donne ...purtroppo!” Ed anche se potrebbe non sembrare, il titolo trae sicuramente in inganno. Sarà un libro al femminile. Una specie di vademecum da utilizzare per capire di più il semplice mondo dei maschietti.

2) Da qualche tempo a questa parte curi il blog
http://permessodisosta.blogspot.com/ Hai già ricevuto il commento di qualcuno che multeresti per sosta vietata?

Parto dal presupposto che ho aperto un blog perché adoro scrivere. Trovo infatti più facile riuscire ad esternare concetti che avrei più difficoltà ad comunicare ed esprimere “live”. Nel bene e nel male direi quindi che qualsiasi commento è ben accetto se resta nei canoni dell’educazione e non varca quella sottile soglia che poi sconfina nell’idiozia. So accettare anche le critiche se costruttive. Quindi ben vengano! Le multe per ora le lasciamo fare agli ausiliari della sosta.....

3) Stai crescendo un figlio da papà separato. Ti va di raccontarci la tua esperienza e, soprattutto, il tuo prima e il dopo?

Anche se siamo separati, la madre c’è, ed è importante nella crescita e nell’educazione di nostro figlio nella mia stessa misura. Certo, ora che ha sei anni, probabilmente ha di me un’immagine differente, severa, ma allo stesso tempo più complice, più corresponsabile. Questo è normale, nel rapporto padre/figlio spesso s’instaurano dei meccanismi che generano un unione che, con il passare del tempo, diventa molto forte. Papà non si nasce, lo si diventa.

A differenza delle madri che hanno la predisposizione ad essere materne già da piccole, noi ometti, quando “aspettiamo un figlio”, ostentiamo da subito felicità, soddisfazione, appagamento e gratificazione ma al tempo stesso non siamo mai preparati ad affrontare la paternità. E quando il bimbo nasce è una tragedia.... non sappiamo mai come comportarci. Se sei troppo apprensivo sbagli, se lo sei poco, sei anaffettivo, se cerchi di dare una mano, spesso lo fai nel modo sbagliato, se non la dai sei un menefreghista...etc.

Le “donne mamme” dovrebbero capire che il miglior modo per farci diventare dei buoni padri è aiutarci. E questo succede molto raramente. Ora va meglio, dopo sei anni, finalmente ho imparato ad essere papà (spero di essere soprattutto un buon padre) ed è la cosa più bella che potesse succedermi nella vita. Vivo in funzione di mio figlio, costruisco e do vita ai miei progetti principalmente per lui e per il suo futuro. Ora poi mi batte già alla Wii e usa il pc meglio di me!

4) Il Family Cafè. Parlaci di questa tua splendida iniziativa e di come tuo figlio ti abbia ispirato nella realizzazione del tuo progetto.

Sì, stiamo per dar vita al primo ”Family Cafè” questa nuova realtà di bar per mamme e bimbi davvero unica a Milano. Siamo patrocinati dal Comune e siamo davvero felici di essere appoggiati in questa nostra iniziativa anche da “Bambini al potere!”

Come è nata l’idea? Beh, l’anno scorso ero a New York per lavoro ed una mattina con una mia cara amica ed i suoi due cuccioli di uomo (5 e 7 anni ndr.) siamo andati nei pressi del Central Park a fare colazione. Siamo entrati in questo posticino delizioso, tutto colorato e “familiare”, dove le mamme bevevamo il loro caffè, chiacchierando amabilmente, leggendo le loro riviste e lavorando sui loro computer, mentre i loro bimbi giocavano allegramente in uno spazio a loro dedicato.

Per me è stata una specie di folgorazione! Ho immaginato subito mio figlio in quel posto dove molti bambini facevano amicizia, seguiti da persone qualificate che ne monitoravano i giochi. Ho immediatamente pensato di replicare quel posto a Milano. Mi sono adoperato per riuscirci ed ora siamo finalmente alla fine dei lavori e verso gli ultimi giorni di Aprile se tutto andrà bene dovremmo fare l’inaugurazione (e qui ci starebbe bene un bel “in bocca al lupo!” ). Comunque ho chiesto anche a mio figlio di darmi dei consigli sugli “spazi gioco” e, nonostante i sei anni, devo dire che mi è stato di grande aiuto!

5) Come vedi la figura del papà oggi? E’veramente cambiato oppure, sotto sotto, sempre “omo” rimane?

Domanda difficile, la figura del papà è molto variata nel corso degli anni. Se guardiamo nell’antichità il padre era il cosiddetto “pater familias” ovvero il capo indiscusso di tutto il clan familiare, a lui erano sottomessi la moglie, i figli, gli schiavi e tutti coloro che ruotavano intorno alla sfera familiare. Su tutti costoro egli aveva un potere che conservava vita natural durante. Questo per tantissimo tempo (ahimè ancora oggi al sud molte famiglie sono completamente dominate dal padre padrone).

Verso la fine del 900 sono avvenuti moltissimi cambiamenti nella nostra società che hanno interessato anche i rapporti tra padre e figli, dando origine ad una figura paterna che si colloca in una posizione meno autoritaria, caratterizzata da un avvicinamento ad un modello che prevede l’interiorizzazione di una figura che rappresenta la capacità di costruire rapporti sociali adeguati, sviluppando un’immagine meritevole di se stessi.

Oggi la figura del padre è una delle figure di riferimento essenziali per la formazione e lo sviluppo della personalità di un figlio (specie se maschio) Il padre rappresenta un modello da seguire e impersona l’autorità riconosciuta sia a livello giuridico che sociale. Naturalmente se parlando di “omo” intendi colui che farfalloneggia, che ha la perenne sindrome di Peter Pan, è nevrotico, stressato, con uno stuolo di ex mogli o ex amanti rissose e piangenti, figli sparsi un po’ qua ed un po’ là.... beh allora quelll’omo è e resterà omo a vita!

6) Sei nato il 6 Gennaio. Se potessi inforcare una scopa di saggina, a chi porteresti il carbone e perché?

Si, anche se sono una befanina, (ma preferisco una scopa con gli esterni in pelle, navigatore, cambio automatico, bi turbo e full optional... è troppo “omo”? ) questa domanda non è facile.... istintivamente ti direi che sono davvero molte oggi le persone a cui porterei del “carbone . Ma non vorrei cadere nella trappola dell’essere troppo scontato. Mi limiterò a dirti che ne porto sempre un po’ nelle tasche per elargirlo a chi lo merita.... (e naturalmente non manca mai).

Grazie a Max, a Federico, a Silvio e a tutti I papà che ci accompagnano in questo difficilissimo e meraviglioso mestiere di genitore. Per non essere più soltanto “una mamma” o “un papà”, ma parte integrante di uno spettacolare progetto di vita corale nel quale non hanno ragione di esistere solisti o prime donne.

giovedì 17 marzo 2011

VIAGGIARE IN TRENO CON I BAMBINI. PARLIAMONE...


Un viaggio cullati dal romantico dondolio della carrozza, lo sguardo perso in chilometri e chilometri di bucolico verde, il piacere di un buon libro da gustare in santa pace o una gradevole chiacchierata con un compagno di viaggio interessante: questo significa, da sempre, prendere un treno…


Sì, quando hai venticinque anni, i capelli freschi di messa in piega, devi raggiungere il centro per incontrare un aitante fidanzato e il tuo unico pensiero angosciante è quello di coordinare correttamente il colore dello smalto con quello della micro borsetta in camoscio.

Sì, quando sei un quarantenne, stai affrontando un lungo viaggio per rivedere gli amici del militare e nel bagaglio hai infilato soltanto un cambio di biancheria pulita, una camicia e dei jeans, una tuta da ginnastica, gli scarpini per la partitella scapoli- ammogliati e l’ebbrezza di avere di nuovo vent’anni, anche se soltanto per un week end.

Decisamente no quando, indipendentemente dall’età, sei una donna che deve prendere il treno con due bambini piccoli. Intendiamoci: viaggiare in treno oggi costituisce un’ottima soluzione quando nutri un odio atavico per il cambio manuale, oppure l’idea di salire su un aereo ti causa un attacco di panico fulminante.
Ma se sei mamma comporta discreti problemi.

Se a seguito hai una pesante valigia, una borsa con il cambio (e già, le micro borsette in camoscio sono ormai un nostalgico ricordo), un passeggino e un pargolo che pesa almeno dodici chili da sveglio, e centocinquanta quando è addormentato, l’impresa diventa lievissimamente più complicata.

Se di figli poi ne hai due, magari una lattante e un adorabile delinquentello che non riesce a star fermo neanche se lo inchiodi con la colla a caldo ai sedili, allora l’impresa diventa decisamente complicata.

Problema n.1:
Come faccio a salire in carrozza con una valigia, un borsone, un passeggino e uno/due pargoli attaccati alle gonne, se davanti agli occhi mi trovo una scaletta di ferro e sotto i piedi un pericoloso pertugio che, dieci ad uno, se mi distraggo per una frazione di secondo finirà per inghiottire il nano più grande?
Senza l’aiuto di un buon samaritano, salire la scaletta di un treno, per una mamma, è agevole quanto conquistare la cima del K2 in equilibrio su un filo di seta.

Problema n.2:
Come qualsiasi neonato degno di questo nome, la piccola fa la cacca con la stessa frequenza con la quale un adulto inspira aria ed espira anidride carbonica. Ergo: dove accidenti la cambio? Sul tavolinetto della carrozza ristorante? Sul coperchio del water? In braccio al diciottenne brufoloso il quale, soltanto all’idea di scoprire quali orridi misteri custodisca un pannolino sporco, mi dà di stomaco sui piedi così devo ripulire anche lui?

Problema n.3:
Esaurito il repertorio dei giochini per intrattenere il pupo più grande (tempo stimato: un quarto d’ora, minuto più, minuto meno), come faccio a farlo stare tranquillo se la cucciola di vampiro non mi si stacca un attimo dal seno? Avete un’ idea di quanto sia umiliante rincorrerlo per i corridoi con la camicetta slacciata e i seni sballottati al vento a mo’ di valchiria al galoppo con buona pace dei viaggiatori di sesso maschile?

Soluzioni? Parliamone… Secondo voi migliorare la qualità dei viaggi in treno per le famiglie è possibile? In quale modo potremmo arrivare a risolvere certe problematiche? Con un miracolo? Raccontateci di quali servizi vorreste usufruire per trasformare un’Odissea in un viaggio piacevole per voi e per i vostri piccoli.

mercoledì 16 marzo 2011

BENVENUTA NONNA LI' !


Graziella Minetti è una giovane ragazza dai capelli bianchi, un vulcano di curiosità con una voglia irrefrenabile di sorseggiare la vita, una fantasiosa e interessante signora piena di voglia di fare, dire, raccontare, condividere.

Detesta le biblioteche perché la costringono a separarsi da un libro, che considera un po’ come il respiro della sua mente. Riconsegnare quel respiro le costa. Ogni libro che legge diventa suo, ama viverlo e riviverlo, rileggendolo anche più volte. Per questo preferisce acquistarlo e custodirlo gelosamente. In casa conserva antichi volumi appartenuti al suo bisnonno, con a margine le annotazioni; impronte di un’esistenza passata, eredità tangibili di come un libro assorba e rilasci i pensieri, di come riesca realmente a vivere e a regalare emozioni.

Il suo sogno di bambina era quello di laurearsi in scienze politiche e di diventare una giornalista. Poi, come accade spesso nella vita, ha dovuto scegliere un percorso diametralmente opposto. Si è diplomata in ragioneria e ha iniziato a lavorare giovanissima come segretaria presso un laboratorio chimico, in un settore piuttosto all’avanguardia per l’epoca: quello dell’ecologia.

Quindi ha ottenuto un impiego pubblico presso la provincia di Savona, arrivando a ricoprire la carica di funzionario direttivo. Ciò ha significato quello che da sempre significa essere una mamma lavoratrice: un mix fra la gioia di crescere una creatura di cui è sempre stata pazza e la gestione complicata del tempo condita da quel pizzico di senso di colpa che fa sempre parte del corredo genetico delle madri.

In tutto ciò è riuscita a coltivare i suoi numerosi hobby, la sua naturale curiosità di conoscere il mondo in tutte le sue sfaccettature, la sua voglia di essere sempre donna oltre che moglie, madre e oggi anche nonna di uno splendido bambino che ha due anni e una manciata di mesi.

E’ con immenso piacere che ve la presentiamo come un membro importantissimo dello staff di Bambini al Potere! Graziella sarà la nostra Nonna Lì, e curerà una rubrica tutta sua, nella quale ci parlerà di cosa significhi essere nonni oggi, di come continui a curare le sue antiche passioni (i libri, la buona cucina, i viaggi, l’apprendimento delle lingue straniere) ma anche di quelle più recenti, come la scoperta affascinante dello smisurato universo del web.

La cosa più toccante che ci ha raccontato quando l’abbiamo conosciuta? “Dopo cinquant’anni, ogni volta che poso lo sguardo su mio marito, mi batte ancora il cuore…”

Benvenuta Nonna Lì! E’ un onore saperti dei nostri.

sabato 12 marzo 2011

DIRE NO AI NOSTRI FIGLI !


L’incapacità a dire no ai bambini rappresenta un fenomeno piuttosto diffuso. Sì è passati dall’eccesso del modello padre-padrone, quello al quale dovevi chiedere il permesso persino per fare la pipì, a quello del genitore che dispensa un’educazione troppo lassista. I motivi sono svariati, e non è nostra intenzione sviscerare l’aspetto sociale di questa nuova modalità di approcciarsi ai figli. Lasciamo che siano i pedagogisti e gli psicologi ad analizzare in modo scientifico il perché di determinati comportamenti. Come genitori, però, riconosciamo che tutto ciò dipende anche dal lavoro che ruba troppo spazio alla famiglia (quindi: ti faccio tanti regali perchè sono poco presente) e dal fatto che oggi, a differenza di un tempo, le nostre attenzioni si concentrano su uno, al massimo due creature, invece che sulla nidiata di infanti che i nostri bisnonni erano soliti mettere al mondo.

Una contrapposizione netta con i figli mette in moto dubbi, ansietà e sensi di colpa. In più, ammettiamolo, è decisamente più comodo assecondare i loro capricci, soprattutto se siamo in grado di soddisfarli economicamente.
Però le regole sono indispensabili, e non per fini puramente pratici ( figli disciplinati sono ovviamente più semplici da gestire), ma per il bene stesso dei nostri bambini. Non imporre delle norme ai propri figli può apparire come un regalo, una concessione di libertà ma in realtà l’assenza di regole danneggia la loro crescita e li fa sentire allo sbaraglio, senza una guida. Soprattutto li illude che al di fuori del nido familiare la società sia disposta ad accoglierli a braccia aperte, che la vita è una situazione semplice da affrontare, che anche da adulti sarà sufficiente pretendere, e tutto gli sarà dato. Sappiamo tutti che non funziona così, allora sforziamoci di guidare i nostri figli, per quanto difficile possa essere.

Secondo gli esperti l’assenza di regola genera nel bambino una diffusa incapacità a tollerare le frustrazioni e la sofferenza che si estende soprattutto nel periodo dell’adolescenza.
Quindi, naturalmente nella giusta misura e sempre nel rispetto della libertà del bambino, impariamo a dire dei no, laddove sia necessario. Insegniamo loro a non essere schiavi del superfluo, a non pretendere premi e giocattoli oltremisura, a guadagnarsi le cose perché conquistarsi un qualcosa regala più soddisfazione che non ottenere una concessione senza un minimo di sforzo. Questo li aiuterà a crescere in modo più autonomo e a guadagnare fiducia in sé stessi.

Le regole devo essere poche, essenziali, non negoziabili e soprattutto equiparate all’età del piccolo. Pretendere che un bimbo di due anni rassetti la sua cameretta dopo un pomeriggio di gioco frenato e che magari dia anche una spazzatina al pavimento è sicuramente prematuro e ridicolo, chiedere la stessa cosa a un giovanottino o una signorinella di sei/sette anni (spazzatina esclusa, ovviamente) lo aiuta a responsabilizzarsi e a sentirsi più grande.

Il rispetto per i genitori e per le persone che ci circondano, il valore del denaro, il concetto che non tutto può essere concesso, che ogni azione ha le sue conseguenze compresa anche una punizione per un comportamento sbagliato possono essere insegnati tranquillamente anche a un bimbo molto piccolo. L’importante è che tutto ciò avvenga in un clima di calma, confidenza, allegria e anche, perché no, di gioco. Perché giocare è una cosa seria e il linguaggio ludico è quello maggiormente comprensibile per i nostri figli.

Perciò, cari genitori, non lasciamoci abbindolare dai nostri adorabili tiranni. Anche se in quel momento giungono le mani come i pastorelli di Fatima oppure se imitano alla perfezione di occhioni pucciosi del Gatto con gli Stivali di Shrek, resistiamo stoicamente ai loro capricci. Al momento magari ci manderanno mentalmente a morire ammazzati, ma un domani ci ringrazieranno per ciò che saremo riusciti ad insegnargli.

mercoledì 9 marzo 2011

GIVE AWAY: VINCI UN SOGGIORNO IPERCLUB PER 4 PERSONE


Un nuovo fantastico give away di Bambini al Potere!
Si tratta di un Buono Vacanza di Iperclub utilizzabile fino al 30 Ottobre 2011, grazie al quale potrete usufruire di sconti incredibili con una vastissima scelta di strutture alberghiere.
L’offerta è valida per 4 adulti + 1 bambino e consente di diventare gratuitamente Socio Premium e di prenotare un soggiorno di una/due settimane alle esclusive condizioni consultabili sul sito: http://www.iperclubvacanze.it/

Il catalogo estate 2011 è disponibile su questo link:
http://www.iperclubvacanze.it/pdf/listino_socio_gold_i10_i11.pdf

Per partecipare, queste sono le semplicissime regole:

• Lasciate un solo commento a questo post e contestualmente un vostro indirizzo mail oppure un link che ci consenta di individuare il vostro profilo Fb. Tutti i commenti privi di questo requisito non saranno ritenuti validi ai fini dell'estrazione.

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Il give away è valido fino al 31 Marzo. Il 1 aprile estrarremo il nome del fortunatissimo vincitore. Grazie a quanti parteciperanno e in bocca al lupo a tutti!

martedì 8 marzo 2011

MODA: UN LUSSO PER LE BAMBINE. MA I MASCHIETTI?


Questo post è dedicato alle madri dei maschietti. Le altre non ce ne vogliano ma, poichè il problema “abbigliamento” non rientra nell’elenco delle vostre difficoltà quotidiane, godetevi le vostre deliziose femminucce spalmate di rosa e lasciate sfogare le colleghe meno fortunate.
Riconosciamolo: vestire un maschietto non costituisce esattamente l’operazione più semplice del mondo. E non stiamo parlando di vestirlo nel senso letterale della parola, cioè rincorrendolo in ogni luogo, stanarlo da sotto il letto oppure staccarlo dal lampadario per infilargli un paio di pantaloni. Intendiamo dire vestirlo decentemente e, se proprio vogliamo spaccare in due il capello, magari anche con un pizzico di originalità.

Le femminucce godono di una scelta illimitata di abitini, fuseaux, gonnelline sfiziose, scalda cuore, coroncine da principesse, calze ricamate, mini pull, fascette per i capelli e scarpine glitterate. I maschietti, invece, sono vestiti sempre allo stesso modo: sembra quasi che gli abiti gli crescano addosso.

Quando a un maschietto serve qualcosa di estremamente banale, fosse anche qualcosa per coprire le pudibonda, la madre si ritrova a girovagare fra scaffali stracolmi di deliziose micro coulottes di pizzo o adorabili mutandine infiocchettate. Le fogge sono difformi, la scelta illimitata. L’unico comun denominatore in tanto ben di Dio, è la presenza di chilometri e chilometri di stoffa rigorosamente rosa.

Così, non le rimane scelta: deve riadattare un paio di boxer del marito per evitare che il bimbo se ne vada in giro a pisellino nudo. Secondo voi esageriamo? No, assolutamente. E chiunque abbia in casa un maschietto sa bene di cosa stiamo parlando.
Scovare una maglietta o un paio di jeans originali è un’autentica impresa e poi se si trova il colore non si trova la taglia, se si trova la taglia, ovviamente non si trova il colore giusto. Inoltre, gli abiti da maschietto costano il doppio di quelli da femminuccia: con ciò che si spende per una maglietta decente da maschio, si potrebbero comprare un paio di vestitini da bambina, cappellino incluso. I capi più economici, poi, a prescindere dalla discutibile qualità dei tessuti, spesso sono tragicamente brutti. E se diciamo tragicamente, non è per il gusto di usare un’inutile iperbole.

Soprattutto sotto saldi, le fortunate madri delle femminucce garrulano, estasiate, alla vista di deliziosi vestitini in purissima lana mohair scontati dell’80% e riempiono la sporta di merce praticamente regalata,. La madre del maschio, invece, si ritrova a girovagare fra scaffali semi vuoti, colori tristignaccoli e a dover scegliere, al massimo, la sfumatura di blu dell’ennesimo paio di jeans. Sì, perché a parte qualche fortunata divagazione, il maschio ha tre alternative per vestirsi dalla vita in giù: jeans, jeans e ancora jeans…

Chiunque faccia la pipì in piedi, è costretto per anni ad indossare magliette e pantaloni verdi o blu, con qualche coraggiosa digressione nel rosso o l’arancione, per le mamme più ardimentose. In quest’ultimo caso sorge il problema, non trascurabile, di un marito il quale, non appena ti azzardi a comprargli una maglia viola scuro, scuote la testa come se avessi travestito il futuro sciupa femmine come una delle Winx. Per un padre, un maschio che si rispetti deve girare fin dalla più tenera età con un paio di granate in tasca, pantaloni verde militare e possibilmente un accenno di barba.

Questo post, dicevamo in apertura, è dedicato alle mamme dei maschietti. E’ a loro che rivolgiamo il nostro sondaggio: raccontateci cosa vi piacerebbe trovare sugli scaffali dei negozi per i vostri cuccioli, quali secondo voi sono i colori, il taglio e la stoffa ideali per rivoluzionare il loro guardaroba.
Magari… Chissà? Magari grazie al vostro contributo Bambini al potere! riuscirà a compiere un piccolo miracolo :-)

lunedì 7 marzo 2011

E' CARNEVALE : COME SI VESTE IL NANO ??


Avete per caso anche voi in casa un/una cucciolo/a che, magari alle 6:00 del mattino, vi annuncia a bruciapelo che quest’anno vuole vestirsi da licaone o da pterodattilo? Non cucite come le sorelle Fontana, ma comunque ve la cavate dignitosamente con ago e filo? Oppure: riattaccare un bottone per voi equivale ad improvvisare in scioltezza la scissione dell’atomo a mani nude, ma siete comunque creativi e pieni di fantasia?

I costumi preconfezionati a volte costano come una Mercedes classe A e spesso vantano un’estetica opinabile. Un costume da pterodattilo, non è semplicissimo da reperire. Ammesso che il nano opti per una bestiola più tradizionale, e che magari non sia vissuta 145 milioni di anni fa, perché non provate a confezionare una maschera con le vostre manine sante? Meglio ancora se le manine sono quattro: ci metterete magari due giorni, questo è garantito, ma costruire un costume di Carnevale assieme al vostro cucciolo sarà divertentissimo.
Carnevale è arrivato quasi agli sgoccioli, è vero, ma c’è ancora tutto il tempo per creare una mascherina dell’ultimo minuto, qualora voleste impegnare questi giorni di pioggia in modo alternativo.

Vi segnaliamo un paio di link per i più abili con ago e filo:
http://www.mammafelice.it/2011/02/22/10-costumi-di-carnevale-con-gli-animali/ http://paneamoreecreativita.it/blog/2010/01/50-costumi-e-idee-di-carnevale-fai-da-te/

Chi è invece assolutamente negato per il cucito, ma è abile nel disegno, può realizzare in pochissimo tempo delle mascherine deliziose con l’aiuto di un paio di accessori da acquistare nei negozi specializzati . Puntate perciò tutto sul trucco: in commercio esiste una gamma infinita di make up per bambini. Con un briciolo di abilità (e a patto che il piccolo collabori) potrete ottenere risultati strabilianti. Eccovi, ad esempio, uno strepitoso Spider Man: http://www.youtube.com/watch?v=9Apg5_-P5BQ

E per le femminucce? Una meravigliosa farfalla:http://www.youtube.com/watch?v=UvRf8K8Tzjo

Per completare questa mascherina, sarà sufficiente acquistare un paio di ali da abbinare a un vestitino color pastello ( quale bimba degna di questo nome non ne sfoggia uno nel guardaroba?), un bel paio di scarpine sciccose, et voilà: il gioco è fatto.

Ancora più semplici le maschere horror, ammesso che il vostro piccolo sia un fan di cartoni come la Sposa Cadavere o La Famiglia Addams. Dracula, ad esempio, è facilissimo da realizzare: è sufficiente una tutina da ginnastica acetata nera (o in alternativa, un pantalone) e una camicia bianca. Il mantello si può acquistare per pochi spiccioli, così come la dentiera. Per il trucco, potete prendere spunto dal giovanissimo vampiro ritratto nelle foto. Un tocco da maestro sono le mechés bianche fra i capelli realizzate con dei colori per il viso all’acqua, semplicissimi da lavare via. Sembrano un particolare da nulla, ma fanno comunque la differenza.

Al di là del fattore economico (acquistare una maschera già confezionata non vi ridurrà certamente sul lastrico), vi suggeriamo di provare a realizzare un costume fai da te semplicemente per poter dire: questo l’abbiamo fatto io e mio figlio. E, credeteci oppure no, è un qualcosa che non ha davvero prezzo.

E voi? Avete voglia di suggerirci qualche travestimento da costruire a quattro (o sei) mani? Qual è il travestimento più originale richiesto dai vostri cuccioli? E, soprattutto, sapreste dirci dove si acquista una maschera da pterodattilo?

martedì 1 marzo 2011

GIVE AWAY VINCI UN CORSO DI ACQUATICITA' PER TE E PER IL TUO BAMBINO. AND THE WINNER IS...



Volete sapere chi è il fortunatissimo vincitore che si è aggiudicato un corso trimestrale di acquaticità offerto con questo give away: http://bambinialpotere.blogspot.com/2011/02/give-away-vinci-un-corso-di-acquaticita.html ?

Vogliamo mantenere ancora un briciolo di suspance... Collegatevi alla nostra fan page Facebook e lo scoprirete:
http://www.facebook.com/pages/Bambini-al-potere/132103576860359

lunedì 28 febbraio 2011

ROBI BONARDI E' DEI NOSTRI

Oggi vi presentiamo un personaggio straordinario che gioca un ruolo fondamentale nella squadra di Bambini al Potere! Conosciutissimo come Disc-Jockey storico, regista, autore, critico & writer della carta stampata, consulente e direttore artistico, Robi Bonardi sarà il nostro brand designer e consulente creativo per una linea di abbigliamento dedicata ai bambini.

Collaboratore storico con le più importanti etichette discografiche del mercato e con le più rinomate produzioni esecutive dello Show Biz, Robi ha scritto e scrive per testate e stampa specializzata. Ha curato per la Feltrinelli l’incontro “Hey Mister Tamburino” dedicato a Bob Dylan e inerente al Parma Poesia Festival. Ha pubblicato nel 2005 “BimboBambo”, piccola-grande raccolta di scritti dedicata alle poesie e alle favole che non hanno età e nel 2008 la raccolta intitolata “Non Diciamo Ballate” per la Collana Salmidzsat edita da Biblioteca Clandestina Errabonda, di prossima uscita il Diario di Cronaca Sonora “Déjà Vu Italiano”.

Ha collaborato alla realizzazione di importanti trasmissioni radiofoniche (G.R.E.P., Radio One Special, Radio Montecarlo, Pop-Off, Rai Stereo Notte, Radiosamente, ecc.) e televisive, musicali e d'intrattenimento, dal 1974 ad oggi ("Festival di Sanremo", "Eurofestival", "Un Disco Per l'Estate", "Gran Premio", "Sanremo Blues & Jazz", "Sanremo Rock", ecc.) ed è da sempre "delfino", collaboratore e amico di Renzo Arbore.

Questo è soltanto un elenco riduttivo della poliedrica carriera artistica di Robi Bonardi, e ciò che fa è noto a tutti. Gli abbiamo perciò chiesto di regalarci qualche frammento della sua vita che fosse invece sconosciuto, qualcosa che lo definisse dal punto di vista squisitamente umano e “babbesco”. Molte donne reinventano la loro occupazione dopo essere diventate madri, ma rivoluzionare la propria vita sotto una diversa prospettiva è un qualcosa che non accade esclusivamente alle mamme. La professionalità di Robi si è trasformata in funzione dell’essere papà di due ragazzi (uno dei quali lo ha già reso nonno) ed è per questo che ha accettato di raccontarci una visione colorata d’azzurro di cosa significhi essere genitore:

“Sono diventato padre a 24 anni di Francisco Maria (il mio primogenito che mi ha fatto diventare nonno da 6 anni della mia adorata Camilla...), all'apice della mia crescita di collocazione artistica e professionale con l'imminente guadagnato miraggio del trasferimento a Roma dalla mia Piccola Parigi (Parma).

Sono figlio dell'immediato abbondante "dopoguerra" che vedeva nei nuclei familiari e nella figura del padre il perno e la ricerca della sorte del sacrificio, dell'impegno e "del fare fortuna". Sono tutte queste cose e altre ancora che mi hanno dato l'impeto del soppesare e l'importanza del sapere, la voglia del capire e l'equilibrio della curiosità..
Sono sempre stati gli eventi del conoscere meglio e a fondo il divenire delle cose e gli stati d'animo che mi hanno fatto crescere Francisco e da 13 anni anche Jacopo Leon (il mio secondogenito avuto nella più bella età per diventare padre per la seconda volta e lontano dalla prima che è sempre la "sacrosanta").

Quando arrivò Jaco avevo 46 anni e 36 Cecilia, la mia compagna e insieme ci sentimmo improvvisamente più forti e migliori, indipendentemente dallo spiegarci perchè...
Aggiungiamoci, come già detto, l'arrivo anche di Camilla e tutto il più bel "miscuglio del mondo" che non è una roba qualunque, né tanto meno "l'incosciente leggerezza generazionale", ma più semplicemente tenere per mano, quotidianamente la forza della crescita differenziata, l'impareggiabile sostanza dell'attenzione, della giustezza e l'impeto dell’ incessante ricerca del bene altrui.

Quando mi avete coinvolto in questo progetto dedicato alla crescita e all'infanzia che diventa grande, non mi sono dato limiti di slancio e accettazione perché in tutto questo vi ho trovato quasi una continuità naturale e logica; come quando inventavo o leggevo una fiaba ai miei piccoli in tre momenti così diversi e così uguali tra loro, a quando scrivo di una canzone, quando invento uno slogan, quando ascolto una nenia etnica, quando disegno sul muro, quando bacio e quando accarezzo, quando cucino e quando leggo, quando cammino o quando faccio finta di non ricordarmi un sogno....”

Siamo certi che un collaboratore come Robi saprà regalarci risultati ricchi di appassionata inventiva, frutti che soltanto un uomo come lui, innamorato della vita e dei bambini, è in grado di produrre.

“L’Amore” ci ha detto “E’ il nostro continuo disegno vitale, intimo e comportamentale, da ridipingere ogni volta che una delle tante macchie o cancellature esterne ne compromettono in qualche modo i segni definiti e le tinte.”