Federico Olivo è l’ideatore del sito
http://www.paternitaoggi.it/. Lo abbiamo intervistato per comprendere i motivi che lo hanno spinto a raccontarsi sul web, prerogativa finora quasi a totale appannaggio delle mamme, e lui ci ha risposto così:
Era un pomeriggio buio e tempestoso e me ne andavo da solo a spasso con mio figlio che dormiva sereno nella sua culla. Nessuno con cui chiacchierare, nessun invito a casa per prendere un caffè. Nessuno in vista, solo mamme. A quel punto ho provato pura invidia per mia moglie e il suo status di mamma, amica di qualsiasi altra mamma che incontrava nel suo cammino. Io ero solamente un papà.
Quando parlo di paternità la prima cosa che pensa chi mi sta di fronte è che sono un padre separato. Subito dopo faccio notare come la paternità inizi a manifestarsi prima delle separazioni e continui anche nel caso in cui la separazione non avvenga. E' questo è chiaro a tutti e tutti concordano. Allora perché si sente parlare di paternità solo nelle aule dei Tribunali?
Me lo hanno spiegato i sociologi e gli psicologi: questa è una società senza padri, dove gli uomini in generale hanno smesso di incarnare la figura autoritaria ma anche autorevole di una volta, con tutte le conseguenze del caso. Si, ma allora? Ora che lo abbiamo capito, dobbiamo rimanere spettatori capaci di intendere ma incapaci di volere?
Ho iniziato a creare un sito web che raccogliesse le briciole della paternità, per mio divertimento e mio passatempo. Dopo un anno mi è parso di colpo evidente che non poteva rimanere solo un mio discorso personale e insieme ad altri amici, papà e mamme, abbiamo deciso di costituire l'Associazione Paternità Oggi.
L’intento è quello di coniugare la parte autorevole della paternità con gli aspetti considerati più femminili che i papà di oggi hanno imparato a conoscere: le emozioni, l' accudimento amorevole, il dialogo con i propri figli. Ci impegniamo anche per recuperare i valori positivi di una volta, quelli dei nostri nonni: le regole e il rispetto per gli altri che deriva dalla dignità per se stessi.
E’ vero che incontri spesso dei papà che dichiarano di fare “i baby sitter “ dei propri figli?
Si, anche se la maggior parte ovviamente lo dice per scherzo (spero). Ma se capisco che non è una battuta di spirito, provo pena nei confronti di un padre che si considera solo un estraneo capitato lì per caso e che ha totalmente abdicato al suo compito di genitore e di educatore.
Dopo questo iniziale senso di tristezza, però, inizio a fare due conti: se c'è un papà che ha deposto i suoi doveri/poteri, c'è una mamma che ha di fronte una missione impossibile, che presumo gestisca tutta la logistica della casa e sicuramente ha problemi a conciliare il tutto con il suo lavoro, quello pagato.
Mi sembra che ci sia un problema di coppia, prima che di paternità. Può darsi anche che questo sia il loro equilibrio come genitori, non è affar mio, ma in genere in questo tipo di coppie ci sono delle tensioni più o meno manifeste e un bambino le avverte tutte, soprattutto quelle nascoste. E quel bambino sarà un cittadino di domani, forse anche un papà o una mamma.
Qual è stato il commento a uno dei post pubblicati su Paternità Oggi che ti ha lasciato particolarmente perplesso?
Ora non ricordo le esatte parole, ma il senso era quello di lamentarsi con il "femminismo" da parte di un papà e quello di prendersela contro gli abusi del "maschilismo" da parte di una mamma. Un tale atteggiamento denuncia un bisogno di rimanere attaccati a degli stereotipi piuttosto che comprendere le ragioni dell'altro, un modo per non affrontare la fatica di mettersi in discussione.
Sapere che c'è ancora il bisogno di tirare fuori il femminismo e il maschilismo, mi da molto da pensare e sicuramente è un fatto di cui dobbiamo tenere conto. Ne approfitto per chiarire ancora che Paternità Oggi non ha in alcun modo l'intenzione di recuperare privilegi di cui noi uomini abbiamo goduto negli ultimi millenni. Le femministe possono iniziare a rilassarsi e i maschilisti la smettano d'illudersi.
Quale, invece, è stata la risposta che ti ha regalato un’iniezione di fiducia, un commento che ti ha dato conferma che il tuo sito ha un suo perché?
Mi ha piacevolmente sorpreso l'attenzione e l'accoglienza rivolta ad un progetto come Paternità Oggi da parte delle donne e soprattutto delle mamme. Avevo il timore che la comunità delle mamme, così presente ed autorevole, fosse chiusa in se stessa, invece la responsabilità di tale apparente chiusura è di noi uomini/papà che ancora abbiamo qualche difficoltà a raccontarci e a parlare.
Dipende sicuramente dal fatto che per noi certe cose sono scontate e non c'è bisogno di parlarne. Invece ora sono convinto che sia fondamentale iniziare a discutere del nostro approccio maschile su come educare i figli, proprio con le mamme, e creare la nostra comunità di papà.
Ma la cosa che più mi ha colpito e che mi da veramente quella carica in più, è che le nonne o addirittura le bisnonne di oggi, cioè le mamme di una volta, quelle che hanno vissuto la paternità anche nei suoi lati peggiori, sono state invece quelle che più hanno compreso l'importanza di ricominciare a parlare dei valori positivi della paternità. Qualcuna me l'ha anche spiegato attraverso i racconti del suo vissuto. Dobbiamo recuperare qualcosa da quei papà di una volta. Ora le nonne sono le mie migliori "alleate"!
Definisci con tre aggettivi tuo figlio Vittorio:
Irriverente, attento, chiacchierone.
Raccontaci la tua esperienza in sala parto fianco a fianco con tua moglie. Ti sei sentito impotente? Hai avuto voglia di scappare, di vomitare, lei ti ha preso a parolacce oppure è stata tutto sommato un momento irripetibile e intenso?
E’ stata un’esperienza primordiale. Vedere tua moglie urlare, piangere, ridere, sudare e sanguinare ti rimette in contatto con il mondo.
Da quel giorno ho apprezzato ancora di più mia moglie, e siccome non sono stato solo uno spettatore ma ho partecipato attivamente, nel mio piccolo, posso affermare di aver partorito un po’ pure io. In fondo è facile. Quando la tua compagna urla cerchi di calmarla, quando suda cerchi di rinfrescarla, quando ride allora ridi pure tu, quando sanguina ti sforzi di capire che non sta male e non cerchi di trasferirla dalla sala parto al pronto soccorso.
Da uomo posso affermare che è facile partorire. Ho conosciuto molti uomini che hanno preferito rimanersene in disparte. E’ una scelta rispettabilissima per molti motivi, ma sapere e vedere cosa ha patito tua moglie per mettere al mondo i tuoi figli (sia in caso di parto naturale che cesareo) e vedere dal vivo il responsabile delle tue prossime notti insonni, è un’esperienza che deve essere vissuta. Diversamente ci sono addirittura correnti di pensiero che professano l’allontanamento di qualsiasi uomo dalla sala parto, papà compresi: in quei casi mi limito ad aprire la finestra per far uscire meglio questa sciocchezza.
In poche righe: lancia un messaggio ai papà o, se preferisci, ai genitori:
Negli ultimi decenni abbiamo gettato via il vecchio modello di paternità, quello duro ed autoritario, ma contestualmente dovremmo recuperare quella figura di padre che costituisce un punto di riferimento da cui prendere esempio per crescere. Lo vogliamo fare insieme trovando un nuovo equilibrio, papà e mamme?
Ci uniamo decisamente al messaggio di Federico e di tutti i papà che, come lui, si impegnano per costruire un nuovo concetto di genitorialità: rimanere relegati nei ruoli che da sempre ci vengono imposti dalle convenzioni sociali non ci aiuta a crescere, e soprattutto non aiuta i nostri figli. Venirsi incontro sfruttando la nuova consapevolezza che una famiglia si costruisce unendo le energie di entrambi i genitori, invece, aiuta tutti a diventare più grandi.
Chi l’ha detto che un papà non può lavare i piatti e che una mamma non può giocare a calcio con il proprio figlio, se ne ha voglia? Confusione di ruoli? No, assolutamente. Collaborazione, si tratta semplicemente di collaborazione, con buona pace di tutti i benpensanti convinti che esistano ancora “papà” e “mamme” e non semplicemente “genitori”.